Chiarito il fine educativo che attribuiamo alla formazione, pensiamo a un modello d’insegnamento che consenta di raggiungerlo.
Un modello che agisce allo stesso tempo sulle qualità fisiche e tecniche e sullo sviluppo della personalità e del carattere, trasmette all'allievo tutti i tratti che fanno dell'educatore una figura adulta, si adegua, per livello e contenuti, alle qualità di ognuno e ricerca e sviluppa tutto ciò che in ognuno è solo potenziale, in modo da portarlo allo sviluppo che gli è possibile.
Un uso corretto di un tale modello presuppone metodi e interventi che non trasmettono tanto o solo informazioni, ma agiscono anche sullo sviluppo della persona. Che allenano quindi l'allievo a esercitare tutte le prerogative della vita adulta, come l'iniziativa per cogliere, sviluppare e affrontare globalmente le situazioni senza necessità di stimoli o di comandi, e l'originalità e la creatività per produrre idee, intuizioni e iniziative inattese o non previste, e interpretare la realtà secondo schemi personali, in modo da conferire alle azioni un più elevato grado di funzionalità.
Come può lo sport trasformarsi in uno strumento educativo così complesso e raffinato? Prima di tutto perché piace. Può, quindi, educare con il gioco, che non ha bisogno di altre motivazioni per catturare l'interesse e l'attenzione, ma possiede anche altre e più specifiche potenzialità adatte allo sviluppo di uno sportivo completo.
Sembra eccessivo attribuire allo sport compiti e finalità che dovrebbero competere alla famiglia, alla scuola o all'ambiente, ma lo sport non si può sottrarre alla funzione educativa che possiede. Come, per esempio, presentare un modello educativo, d’insegnamento e di conduzione in grado di sostituire quelli tradizionali, ormai inadatti alla creatività e alle esigenze del ragazzo attuale, e insufficienti di fronte a richieste sempre più pressanti.