Il talento è inquieto perché sente di valere più degli altri, patisce un insegnamento che non lo valorizza, a volte non si adatta a compiti che gli sembrano banali o mortificanti per le sue qualità. Spesso non si adegua alle esigenze comuni per una vitalità o un’esuberanza che contrastano con gli interessi collettivi. Ha una vivacità creativa che, se non espressa o soffocata, si trasforma anche in insicurezza o in inquietudine ribelle. Infine, può patire anche il successo, come credere di poterlo sempre avere o vivere nel terrore di perderlo.

Insegnamento e apprendimento sono uno scambio reciproco e un’alleanza. Oggi l’insegnamento non è più arida trasmissione d’informazioni soltanto da assumere, richiesta di precise esecuzioni e ripetizioni, correzione di errori e imposizione di prestazioni che non si possono soddisfare. Troppi giovani hanno perso entusiasmo e iniziativa per una mancata evoluzione culturale e un’educazione che non ha seguito cambiamenti troppo rapidi. Si sono adagiati nell’attesa passiva che qualcuno portasse novità, o forse anche soltanto mode, senza chiamarli in causa perché offrissero una partecipazione attiva, fino a imporre, a volte, la loro presenza in atti clamorosi e privi di utilità. Non basta, ma sono utili alcune considerazioni e proposte che, per esempio nello sport, hanno dato risultati positivi.

La PSICOLOGIA, in sintesi, è la scienza che studia la mente e i suoi processi affettivi, cognitivi e relazionali, con lo scopo di migliorare la qualità della vita. Si può dire che cerca e tutela la completezza e l’autonomia della persona, crea le condizioni perché possa esprimere e valorizzare le proprie potenzialità, e opera per eliminare il disagio e sviluppare il benessere. Non è, però, protezione, concessione ingiustificata, licenza di stare fuori da regole condivise, rinuncia a esigere o accettazione di condotte e atteggiamenti non compatibili con la vita adulta.

Il dialogo a una direzione unica è il modo più frequente di parlare quando c’è troppa differenza tra gli interlocutori, si deve tenere un atteggiamento formale o si vuole mantenere una posizione distante. Può essere, quindi, anche un comportamento adeguato ma, quando si parla di un educatore, sia egli genitore, insegnante o istruttore, che ha il compito di trasmettere a un giovane i modi per diventare adulto, e quindi anche i propri caratteri, non è opportuno. Nello sport non lo è soprattutto nei confronti del talento, che ha più bisogno di comunicare ai livelli elevati dell’intelligenza.

Il talento sceglie da solo l’agonismo che sente più utile, ed è quello che valorizza le sue abilità. Ha, invece, scarso interesse per quello che serve soltanto per vincere con qualsiasi sotterfugio, perché essere più abile e sentire di eseguire meglio un gesto tecnico impossibile agli altri lo soddisfa più che prevalere con i mezzi estranei al suo talento.

Si credeva che, per ottenere impegno, bastasse stimolare la disponibilità a sacrificarsi, il senso del dovere e la voglia, ma oggi questi fattori hanno un effetto modesto e, se imposti, addirittura contrario. Questa considerazione non è un invito a fare nulla. Le motivazioni non sono cambiate, anche se attenuate da concessioni che affievoliscono il piacere di fare, la curiosità, la scoperta di nuove capacità, l’interesse per il nuovo e la possibilità di colmare la distanza con le esperienze e le competenze dell’adulto. Sono stimoli che possono essere rinforzati e impiegati perché il giovane s’impegni a imparare.

 La furbizia, che si può anche chiamare scaltrezza, astuzia o furberia, di solito ha un significato negativo ed è facilmente associata all’inganno, perché si presuppone sia esercitata di nascosto e per ottenere vantaggi non leciti. Non ha bisogno di tutte le qualità dell’intelligenza perché è un approfittare in modo ingannevole di una situazione a spese di un altro che non gioca ad armi pari, ma non è costruttiva. Se, invece, per furbizia si vuole dire abilità a trovare una soluzione a proprio vantaggio usando le qualità del proprio talento, è il caso parlare d’intelligenza, che usa i mezzi migliori di cui si dispone e crea e impone il proprio gioco. Come sempre, non si parla soltanto di sport.

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