Il talento è inquieto perché sente di valere più degli altri, patisce un insegnamento che non lo valorizza, a volte non si adatta a compiti che gli sembrano banali o mortificanti per le sue qualità. Spesso non si adegua alle esigenze comuni per una vitalità o un’esuberanza che contrastano con gli interessi collettivi. Ha una vivacità creativa che, se non espressa o soffocata, si trasforma anche in insicurezza o in inquietudine ribelle. Infine, può patire anche il successo, come credere di poterlo sempre avere o vivere nel terrore di perderlo.

La PSICOLOGIA, in sintesi, è la scienza che studia la mente e i suoi processi affettivi, cognitivi e relazionali, con lo scopo di migliorare la qualità della vita. Si può dire che cerca e tutela la completezza e l’autonomia della persona, crea le condizioni perché possa esprimere e valorizzare le proprie potenzialità, e opera per eliminare il disagio e sviluppare il benessere. Non è, però, protezione, concessione ingiustificata, licenza di stare fuori da regole condivise, rinuncia a esigere o accettazione di condotte e atteggiamenti non compatibili con la vita adulta.

Si credeva che, per ottenere impegno, bastasse stimolare la disponibilità a sacrificarsi, il senso del dovere e la voglia, ma oggi questi fattori hanno un effetto modesto e, se imposti, addirittura contrario. Questa considerazione non è un invito a fare nulla. Le motivazioni non sono cambiate, anche se attenuate da concessioni che affievoliscono il piacere di fare, la curiosità, la scoperta di nuove capacità, l’interesse per il nuovo e la possibilità di colmare la distanza con le esperienze e le competenze dell’adulto. Sono stimoli che possono essere rinforzati e impiegati perché il giovane s’impegni a imparare.

 La furbizia, che si può anche chiamare scaltrezza, astuzia o furberia, di solito ha un significato negativo ed è facilmente associata all’inganno, perché si presuppone sia esercitata di nascosto e per ottenere vantaggi non leciti. Non ha bisogno di tutte le qualità dell’intelligenza perché è un approfittare in modo ingannevole di una situazione a spese di un altro che non gioca ad armi pari, ma non è costruttiva. Se, invece, per furbizia si vuole dire abilità a trovare una soluzione a proprio vantaggio usando le qualità del proprio talento, è il caso parlare d’intelligenza, che usa i mezzi migliori di cui si dispone e crea e impone il proprio gioco. Come sempre, non si parla soltanto di sport.

Fiducia è un termine che si usa troppo facilmente. Non lo è se si vuole dare a parole per procurare una reazione positiva, offrendo opportunità non ancora meritate, che è semplice manipolazione, e non un riconoscimento vero, o insistere a chiederne il rispetto, perché continuare a riproporla significa fingere e non averla. Non è un modo di dire per stimolare un giovane a impegnarsi, ma un elemento essenziale e reciproco del rapporto, che si ha e si dà e va meritata da entrambe le parti. Non si dà a parole come in una specie di cerimoniale né al bisogno, ma si avverte nel comportamento abituale e, quindi, è da vivere, e non da enunciare. E una cosa è tradirla non rispondendo com’è atteso, e un’altra non riuscire a soddisfarla.

Pensare di formare un adulto autonomo, responsabile e attivo partendo dal bambino può sembrare eccessivo o anche assurdo. Se, però, si pensa che nei suoi primi anni forma lo stile di vita, che in breve può essere definito il modo di ognuno di percepire se stesso e il mondo e di adeguarvisi, si deve stare attenti a sviluppare ciò che farà parte della vita adulta e frenare ciò che, invece, dovrà essere proibito.

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