Formazione

Molta parte dell’insegnamento è fornire informazioni da mettere insieme fino ad arrivare alla soluzione, che è come “il tutto già fatto” che si trova già risolto su internet. Costruirsi il percorso verso una conoscenza significa anche acquisirlo e non perderlo più, abituarsi a imparare a procedere da soli e guadagnare sicurezza, perché l’apprendimento è più facile e completo se si ha prova di saper imparare e creare il nuovo. In sintesi, conoscere gli obiettivi, permette di indagare la strada da percorrere e gli strumenti per raggiungerli, mentre non conoscerli insegna solo a ripetere e ad aspettare di essere guidati.

Conoscere gli obiettivi

Per mettere il giovane in condizione di collaborare nella conquista degli obiettivi occorre stare nelle stesse regole, che non sono freni, ma le leggi per capirsi e i margini dentro i esercitare la libertà di esprimere e far valere le proprie opinioni. Senza regole, è inutile parlare d’iniziativa libera perché, se ognuno agisce fuori da un percorso condiviso, c’è anarchia o, al massimo, un’intesa per arrivare a un vantaggio personale anche illecito. Ci si chiede perché un giovane le debba accettare. Se la formazione rispetta e valorizza l’individualità di ognuno, l’allievo le accetta, perché imita la guida adulta che lo apprezza, e ne assume i modi senza avvertire il bisogno di contrastarli. Se, invece, significa dare lunghe liste di direttive non spiegate e non capite, deve cercare le soluzioni utili per ogni situazione mentre, se è protagonista, autonomo, responsabile e capace di capire, valutare e scegliere, raggiunge gli obiettivi secondo le proprie convinzioni.

La preparazione di un giovane a collaborare al conseguimento degli obiettivi inizia da quando è in grado di ragionare su qualcosa che non è presente e a pensare a soluzioni future invece di rispondere soltanto a ciò che sta accadendo. È il momento in cui l’istruttore lo deve lasciare libero di fare e sbagliare quando cerca il nuovo e l’originale, purché lo faccia in modi adeguati per l’età e i mezzi a disposizione. Così, il giovane sviluppa la creatività e l’iniziativa personale e, se aiutato a capire e portato a correggere da solo l’errore, inizia a vivere gli stessi modi dell’adulto, si sperimenta, va oltre ciò che gli può essere insegnato e “impara a imparare” da solo.

Come fare? L’istruttore prima chiarisca dove vuole arrivare, poi dia all’allevo alcuni spunti e suggerimenti perché inizi a capire che cosa si aspetta. E, se l’allievo propone qualcosa di nuovo, sia pronto ad accoglierlo, anche se ancora incompleto o irrealizzabile, perché stimola comunque originalità, creatività e fantasia. E senza fare nulla di più per essere seguito, perché il giovane, per essere motivato e rispondere, ha bisogno di sentirsi riconosciuto e accettato. Lo valuti, quindi, per quello che è e fa perché, se per incoraggiarlo lo tratta da campioncino, lo costringe a doverlo dimostrare e, alla fine, lo convince di essere incapace. Se, invece, per stimolarlo perché s’impegni di più, lo sminuisce, è facile che lo scoraggi o lo renda reattivo.

Perché offrire queste opportunità a un giovane? Ancora oggi, si fa qualcosa senza sapere perché, quali procedimenti seguire e a che cosa serve, perché si accetta di imparare anche senza capire. I giovani vogliono sentirsi protagonisti e spesso sanno dove vorrebbero arrivare, ma hanno poche esperienze sul come. Avviene anche nello sport, dove si opera sul talento, una somma che include anche la creatività, l’ingegno, l’originalità e il senso critico, facoltà che si sviluppano soltanto se stimolate, riconosciute e lasciate libere di esprimersi. Conoscere gli obiettivi, quindi, è essenziale perché, per impiegare e non perdere le conoscenze, occorre partecipare a tutto il percorso che porta alla loro acquisizione. E, più importante, si fa in gruppo, che chiede e consente di sommare gli apporti di tutti, la condizione che permette a ognuno di utilizzare la creatività degli altri, abitua a sommare i contributi e, nello sport di squadra, è un percorso privilegiato per raggiungere il collettivo, che è pensare e creare insieme.

Ogni intervento su un giovane produce sempre degli effetti. Poiché la conoscenza degli obiettivi permette di cercare le soluzioni per raggiungerli, il giovane che propone e vede applicati i suoi contributi, assume il percorso e le conclusioni come strumenti da utilizzare e sommare alle proprie conoscenze, perché conseguire un obiettivo costruendo il percorso è l’opportunità di trovarne altri più efficaci. Arriva, quindi, anche con il proprio ragionamento, a una soluzione logica e condivisa che conserva come uno strumento definitivo e, poiché sente che è anche sua, è motivato a valorizzarla e non perderla.

l’istruttore stabilisce la direzione e porta l'aiuto minimo e indispensabile quando l'allievo non riesca a procedere da solo. Non propone il semplice sommarsi di nuove conoscenze secondo un proprio modello, sempre inadatto anche, e soprattutto, quando sia perfetto, perché copre la qualità del suo talento, che sono uniche e personali e certo più efficaci di una fotocopia.

Vincenzo Prunelli

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