Parlare di educazione, specialmente quando s’inseriscono concetti non abituali tratti dall’osservazione personale sulle tracce psicologiche di Alfred Adler, è un compito troppo lungo, e allora è meglio elencarne alcuni caratteri.
Educare, un concetto complesso
L'educazione non si legge su una guida solo da applicare, ma è un atto creativo che evolve e cambia con la crescita del giovane. L’educatore arriva a conoscerne i caratteri e, con il tempo, anche senza rendersene conto, vi adatta il rapporto e l’insegnamento. Non è, quindi, una recita sempre uguale, ma un modificarsi insieme, uno scambio in costante evoluzione che coinvolge educatore e educato.
Le definizioni di educazione sono tante, perché da sempre è un tema che interessa e coinvolge tutti e, per questo, nessuna è del tutto completa. Soffermiamoci su alcune, cercando di mettere insieme i punti comuni e quelli che rappresentano un’innovazione. La possiamo definire il modo di proporre e far acquisire ai giovani, siano figli, scolari o allievi in formazione, i caratteri e Il modo di essere adulti che ci distinguono. L'arte che li porta al loro completo sviluppo e li fa arrivare fin dove è consentito dalle loro potenzialità. La trasmissione delle conoscenze e dei principi dell'ambiente e l'impegno a renderli adeguati alle sue richieste. Oppure, la condizione che inizia a preparare già dal bambino quella che sarà la vita dell'adulto.
Più che di una somma di soluzioni e interventi adatti o adattabili a ogni situazione, è il caso di parlare di una cultura dell'educazione, che è un atto creativo in costante sviluppo e una continua invenzione, Vi sono, quindi, principi di base che non possono essere criticati, perché l’educazione è il risultato di una molteplicità e varietà di situazioni che vanno progettate caso per caso secondo com’è e risponde ogni giovane. Così, non si rischia di cercare di formare la persona che vogliamo invece di quella che potenzialmente vi è in ognuno.
In questa prospettiva, l’educazione non prepara tanto ad avere schemi già pronti per essere impiegati, quanto ad esercitare tutte le prerogative e le funzioni della vita adulta, come la possibilità di pensare, valutare, decidere, creare, evolvere o proporsi dentro limiti e norme che garantiscano l’efficienza persone e collettiva.
Quando si parla di educazione adatta ai nostri tempi, non significa voler cancellare ciò che è stato finora prerogativa della tradizione, né avere la pretesa di proporre interventi del tutto nuovi. Per certi aspetti, anzi, occorre resistere alla tentazione di delimitarla in schemi troppo teorici, che potrebbero portare a un metodo freddo che escluderebbe il rapporto e l’adattamento reciproco tra educatore e educato, perché ognuno di noi è un tipo unico, e sarebbe anti educativo voler eliminare questa particolarità.
Molti degli interventi e dei principi che si definiscono moderni fanno già ora parte dei comportamenti educativi, ma non sono ancora inseriti in una chiara metodologia, Spesso li ignoriamo o non li sappiamo utilizzare appieno, e per questo occorre definirli e caratterizzarli maggiormente per poterli inserire in un metodo costruttivo che serva come riferimento e base per successivi arricchimenti e sviluppi.
Su un piano più pratico oggi, per educare, occorre creare tutte le condizioni affinché i giovani possano partecipare come soggetti attivi al proprio processo di natura psicologica e intellettiva, e arrivino a saper operare e amministrarsi da soli, ed essere, quindi, adeguati a tutte le esigenze dell’ambiente, e a saper scegliere gli obiettivi e i modelli d’azione e di comportamento che più consentono di realizzare tutte le potenzialità di cui dispongono.
Vincenzo Prunelli
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