Educazione

I bambini nascono sempre uguali, si diceva, e si credeva di poterli educare tutti allo stresso modo. È sempre stato così, e non si sentiva la necessità di vedere ognuno come soggetto unico da trattare in modo diverso.  Oggi, con i mutamenti culturali e la possibilità dei giovani di accedere a un’infinità d’informazioni e di esperienze, occorrono altri accorgimenti.

Che cosa occorre ai giovani

Che cosa significa trattare ognuno in modo diverso? Non vuole dire trovare tanti metodi da adattare a ognuno, ma di costruirne uno in risposta, prima, alle sue esigenze e, poi, alle sue richieste. E non si tratta di inventarsi interventi geniali quanto di non commettere grossi errori. Una mamma capisce al primo mese i vari segnali che invia un bambino, e sa che cosa fare per acquietarlo e cambiare qualcosa del suo comportamento. Attenzione, però, a non sottovalutare un bambino così piccolo. Se a ogni flebile lamento la madre accorre e lo coccola, si dovrà rassegnare a farlo sempre più spesso. In pratica: la mamma corre perché il bambino piange o il bambino piange perché la mamma corra? Non comanda sempre chi fa, ma forse più spesso chi chiede, e così anche nello sport, dove chi è allenato solo a eseguire e non sa fare da solo, avrà bisogno di essere sempre aiutato e protetto.

Più tardi, da quando il giovane entra davvero nello sport, l’istruttore, anche senza rendersene conto, capisce come risponde, se assimila ciò che gli è insegnato, se è lucido o troppo teso, se affronta l’avversario con o senza paura di non farcela, oppure se la gioca tutta o è impacciato. E se è attento, forse riuscirà ogni volta a creare le stesse condizioni, ma non è tutto lì, perché l’allievo è stato estraneo a tutto il suo lavoro.

Come fare per trattare ognuno in modo diverso e adatto a lui? Consideriamo che una situazione insegnamento-apprendimento impegna la partecipazione di entrambi, e uno dei compiti principali della formazione è la scoperta delle qualità di ognuno. E se l’istruttore dice come fare, l’allievo che esegue non può che impiegare le qualità comuni a tutti, ma non quelle soltanto sue, in pratica il proprio talento. E non solo. Chi è più dotato ha modi propri per lui più efficaci che, in un insegnamento che esclude la sua iniziativa libera, non può sperimentare e impiegare il nuovo, perché deve adattarsi a quelli comuni a tutti.

Come organizzare una situazione insegnamento-apprendimento di gruppo nella quale partecipino tutti con le proprie idee? In questo periodo si parla dei vantaggi della scuola in presenza, perché imparare insieme significa condividere gli argomenti e imparare dai compagni anche soltanto per una domanda che pongono all’insegnante che, approfondendo un passaggio, fa capire tutto l’insieme dell’argomento. Nello sport è addirittura più facile, perché si può parlare di ogni singola azione, rivederla e impegnare tutti nella ricerca di una soluzione migliore o, almeno, diversa, oppure dire dove si vuole andare e lasciare che gli allievi traccino il percorso. L’istruttore interviene soltanto quando c’è un inceppo e senza dare soluzioni, ma soltanto il particolare che gli allievi ancora non possono conoscere, e poi lascia che insieme arrivino alle conclusioni, che conoscono e condividono, perché tutti hanno partecipato alla ricerca.

Da quest’ultimo paragrafo, si possono trarre alcune considerazioni. In questo modo, si “impara a imparare”, perché l’istruttore dà soltanto gli spunti per arrivare da soli alla soluzione. Si aderisce tutti a un pensiero comune che, nei giochi di squadra è il collettivo. Si compie e si capisce tutto il percorso verso la soluzione, che non sarà più persa, e diventerà un metodo per arrivare agli obiettivi.

In sintesi, che cosa serve a un giovane? Innanzitutto, una guida adulta e coerente. E poi, chiare regole dentro le quali esercitare tutta la creatività e l'iniziativa; la possibilità di sperimentarsi, analizzarsi, capire e sapere che cosa si vuole da lui; essere conosciuto come persona diversa da tutti; imparare a trovare da solo le soluzioni di cui ha bisogno; sperimentare e vivere le stesse responsabilità e prerogative dell’adulto; e non essere sollevato da ciò che può affrontare da solo.

Vincenzo Prunelli

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