Donna e sport

Anche la donna si deve misurare con due tipi di sport, uno di vertice e un altro per tutti. Il primo impone di fare i conti con differenze fisiche e una popolarità diversa, e per qualcuno è rabbia e furore agonistico, o anche furberia e violenza. Nel secondo, conta la persona e non solo chi vince, ognuno dà fondo a tutte le energie per battere il proprio record, non si deve misurare con parametri assoluti, e chi è meno dotato non è escluso. È ricerca della misura di sé, mezzo di comunicazione e rapporto con la salute, e si può praticare per semplice piacere di misurare le proprie forze, per salute e per divertimento.

La donna e lo sport

Anche per la donna, lo sport ha un’importanza educativa pari alla scuola e alla famiglia. Ha chiari obblighi da rispettare, interviene nella formazione della personalità, favorisce l’organizzazione motoria e la socializzazione, e abitua a collaborare, condividere e coltivare rapporti paritari. Agisce su autostima e sicurezza, e porta a conoscersi e a impegnarsi per obiettivi personali e comuni. Ha, però, anche effetti più pratici. Per alcuni, ad esempio, sport e scuola sembrano in antitesi, ma sviluppano effetti reciprocamente favorevoli. La scuola insegna a viversi alla pari anche quando il livello dell’intelligenza è diverso, e fa crescere uno sportivo più evoluto, adeguato e sicuro. Lo sport, invece, ha effetti favorevoli sul sistema nervoso e il funzionamento dell’organismo, alza il tono dell’umore, stimola l’intelligenza ed ha azione trofica e modellante sul cervello.

La donna chiede giustamente maggiore attenzione, che in parte sta ottenendo con i risultati e l’interesse che sta suscitando, ma è il caso che rivendichi un maggior impegno da parte di tutti per le strutture, la ricerca, gli investimenti e l'attenzione verso il suo bisogno di attività fisica, fino alle occasioni per praticarlo.

Il rapporto della donna con il grande sport è ancora inficiato da pregiudizi privi di supporti scientifici. C’è chi le attribuisce un carattere fragile e non adatto a una competitività troppo aggressiva e chi la considera più adatta degli uomini per una natura più pratica e coerente. Chi le attribuisce un'emotività eccessiva di fronte alla competizione che frenerebbe la continuità e l'agonismo, mentre per altri mostrerebbe una combattività eccessiva. Chi dice che non sa sacrificarsi, mentre per altri uscirebbe di misura per un eccesso d'impegno. Chi le attribuisce una paura eccessiva di perdere che la blocca, mentre per altri avrebbe una reattività addirittura eccessiva. Chi crede che certi sport di scontro fisico attraggano solo soggetti mascolini, mentre per altri si tratterebbe d'imitazione di atteggiamenti maschili.

È certo che mancano evidenze scientifiche e tante opinioni sono frutto di pregiudizi o di condizionamenti da parte dello sport stesso, ma di una cosa si può essere certi: la donna non gradisce lo sport che produce stress e impedisce la prestazione possibile. C’è, però, l’altro, che chiede soltanto ciò che è permesso alle proprie risorse. Non ricorre al trucco e all'ambiguità, che mortificano la persona; non trascura le qualità dell’atleta per cercare quelle che vede l'istruttore; e non frena la creatività, la fantasia e l'attitudine a reagire ai problemi con soluzioni più pratiche e pronte, che la donna possiede in misura maggiore dell'uomo. E di lì dovrebbe iniziare la conquista di posizioni più appaganti nello sport di vertice, come dimostrano le vittorie dell’Italia da quando lo sport per tutti ha iniziato ad avere sempre maggior diffusione.

C’è da dire che anche il concetto di agonismo va rivisto. La donna rifiuta quello esasperato e troppo “al maschile”, fatto di rabbia, cattiveria e furore, che considera rozzo, e ne vorrebbe uno solo per la donna, più gentile e rispettoso. Ci sono differenze fisiche che non possono essere eliminate, ma occorre anche chiedersi se, tra l’uomo e la donna, ne esistano anche altre. A parte che ci sono donne che imitano lo sport al maschile e ne esasperano i toni, occorre chiedersi che cosa differenzi la donna dall'uomo, cosa sia lo sport stesso, e se l'agonismo fuori dalle righe non sia dannoso per tutti. Si arriverebbe a concludere che la donna, eliminando ciò che è violento, esasperato e furbacchione, o l’adrenalina, come si dice, per valorizzare i tratti e le qualità della persona, si sta portando davanti nei confronti dell’uomo.

Oggi, quindi, queste valutazioni sarebbero da rivedere, perché la donna sta dimostrando di essere più adatta a un agonismo più efficace con meno adrenalina e più lucidità.

Vincenzo Prunelli

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