Le vostre domande

PREMESSE
Le considerazioni si riferiscono a concetti generali, ma vi sono casi che possono essere discussi e, a volte, suggerire interventi particolari.
Poiché l’obiettivo di Nuovosportgiovani è un dialogo collettivo, chi ha precisazioni, osservazioni o punti di vista diversi, invii le proprie opinioni a vincenzoprunelli@tiscali.it.

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Le considerazioni si riferiscono a concetti generali, ma vi sono casi che possono essere discussi e, a volte, suggerire interventi particolari.
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11 L’aggressività e l’ansia sono sempre negative?

No

L’aggressività fisiologica è una spinta a imporre le proprie abilità, desiderio di competere e misurarsi. è naturale e indispensabile perché, se manca, non vi è neppure sport, e non ha bisogno di essere stimolata.

Ha intensità e direzione controllate e obiettivi costruttivi, favorisce la concentrazione e il controllo dell’ambiente e della situazione e incanala le energie verso il gioco.

Non supera il limite oltre il quale blocca energie, lucidità e concentrazione

L’aggressività negativa, invece, ha direzioni e intenzioni lesive, ad esempio la violenza, e supera il livello oltre il quale diventa impaccio e limita il rendimento

L'ansia utile è la condizione per usare tutte le risorse e padroneggiare la situazione. è lucidità, attivazione, impazienza di misurarsi, coraggio di mettersi alla prova e giocarsela anche nelle situazioni difficili. Ed è la sensazione gradevole che si prova prima di una prova che piace e si sa di superare.

Esalta il giusto livello di tensione fisica ed emotiva e armonizza tra loro le qualità della mente e del fisico, dà il giusto grado di attivazione ed elabora e armonizza in modo lucido e razionale gli stimoli esterni e quelli del corpo.

12 Con i giovani, è vero che lo sport pulito fa vincere di più?

Si

Sviluppa il talento e la persona, fa usare il talento in compiti che svolge meglio degli altri, fa usare al meglio le risorse senza perdersi in intenzioni estranee e ostacola la tensione contraria al rendimento e riduce la paura per la gara. non mortifica il talento e l’abilità con trucchi e furbizie e dà longevità agonistica.

Allena all’autonomia, al coraggio e alla responsabilità, perché insegna a imporre il gioco, a far fronte alle difficoltà con le proprie forze e a tener conto degli altri e fare insieme.

13 È utile parlare di sacrificio?

No

Il giovane attuale si oppone o lo rifiuta, perché va contro il piace e l’interesse di fare.

Non lascia provare il gusto di farcela da soli, annulla il piacere del gioco e predispone all’abbandono. soffoca il gusto di desiderare, scoprirsi, fare, e porsi obiettivi e raggiungerli o, in pratica, il giovane risponde se è protagonista.

Influenza i sistemi di allenamento e l’atteggiamento nei confronti della gara, perché fa passare dal fare insieme qualcosa che interessa a neutralizzare il rifiuto di farlo.

ordina l’impegno che, invece, si ottiene con l’adesione e soffoca le motivazioni.

14 Il talento è più nelle gambe o nella mente

Nella mente

Nelle gambe ci sono le abilità, mentre nella mente c’è l’uso che se ne può fare.

Il talento, infatti, è somma di abilità, senso critico, osservazione, intuizione, fantasia, creatività, originalità, iniziativa libera e ingegno.

In sintesi, il gesto tecnico è abilità, mentre il talento è l’uso che se ne può fare e, quindi, è intelligenza

15 L’ osservanza delle regole può essere un ostacolo? Si No

No

Le regole sono le norme comuni che rendono possibili il rapporto e la cooperazione, ciò che disciplina i rapporti e rende comprensibili i messaggi e garanzia per non sentirsi mai inadeguati o estranei.

Non sono vincoli o freni, ma la libertà di poter modificare qualsiasi norma, le direttive che regolano i rapporti, i margini dentro i quali esercitare creatività e iniziativa e i margini che rendono produttivi i comportamenti personali e collettivi

Chi le osserva le vive come normalità e abitudine che non opprime

può esercitare ed esprimere liberamente la propria creatività e iniziativa, è sicuro per cooperare e acquisire dagli altri, e partecipa al clima e alla cultura del proprio ambiente.

Può appagare senza rischi il desiderio di liberta e adeguatezza espressiva, perché si esprime all’interno di attese e premesse condivise

Può pretendere rispetto e imporre i propri stessi comportamenti

16 È vero che la formazione attuale è soprattutto un addestramento?

Si

Quando cerca la prestazione senza curarsi della formazione della persona

Da ordini e indicazioni e chiede semplicemente di eseguire.

non esercita e non impiega i livelli superiori dell’intelligenza, perché considera il talento una semplice abilità, e non espressione di iniziativa personale, creatività e ingegno.

Chiede ai giovani un’imitazione impossibile del campione a spese di ciò che sarebbe possibile a ognuno

Mortifica le motivazioni, cioè gli stimoli positivi naturali

17 Quanto tempo serve per stimolare la concentrazione? Non serve, pochi minuti, più tempo possibile

Pochi minuti

La concentrazione è giocare bene, e allora perché non ravvivarne il ricordo?

Il controsenso di stare con la mente fissa per ore stanca più della partita

Le soluzioni e le contromisure si trovano soltanto in gara, nella situazione

aumenta la paura di non averla e saperla mantenere, perché manca la verifica

top del rendimento non si può costruire o trovare in un momento di tensione.

per prevedere ogni situazione e avere pronte tutte le soluzioni e contromisure. In pratica, le sensazioni e i pensieri estranei, pensandoli, non si cancellano, ma si rinforzano

se subentra la paura di non farcela, la concentrazione diventa il vero problema

Chi ripassa i gesti e le situazioni della gara usa il ragionamento, che è troppo lento

la condizione psicofisica del massimo rendimento è già stata vissuta e si può evocare.

18 Sono utili la rabbia, il furore, l'obbligo di vincere o la paura di perdere?

No

Il pieno di adrenalina, serve per agire “d’istinto” di fronte a un pericolo,

offuscano la lucidità e la consapevolezza di poter far fronte agli imprevisti

aumentano l’ansia di sbagliare e di fallire

sono stati dell’animo che oscurano il talento

il campione, o anche solo la persona sicura, preferiscono usare le qualità del talento

l’atleta che ci crede, supera facilmente il livello del rendimento massimo

se gli avversari sono nemici sanguinari, fanno anche paura

con il “rompigli le gambe, coniglio” , di fronte all’avversario che gioca pulito, si è disarmati

la paura di perdere fa giocare solo per non sbagliare

19 Si può collaborare con un allievo?

Si

Se si gioca per imparare e non solo per vincere, è indispensabile

Un istruttore geniale trova spunti costruttivi anche da un’idea sbagliata o ingenua

Dalla collaborazione di un allievo si capiscono i dubbi, le insicurezze e le difficoltà, ma anche l’intelligenza, la creatività, le potenzialità e le qualità da scoprire e utilizzare

Permette di capire che cosa insegnare,

fa collaborare gli allievi fra loro e crea il collettivo

E se l’allievo sbaglia? Capisce i suoi errori li può correggere senza umiliarlo

20 È sempre utile imitare il gesto del campione?

No

Il gesto tecnico, e i mezzi per eseguirli sono diversi per ognuno

I campioni sono pochissimi, e hanno mezzi fisici, tecnici e psicologici non imitabili

Prima l’allievo deve arrivare al gesto possibile ai propri mezzi, e solo dopo cercare di migliorarli per avvicinarli a quelli del campione.

Chiedere l’impossibile è il più grave errore che si può fare con un giovane

Specie il bambino, ha bisogno di sapere che ce la fa, non di provare imitazioni impossibili

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