Le vostre domande

[Domanda da Francesco Giavotto]

Una specializzazione precoce impedisce l’acquisizione di gestire soluzioni tecniche e tattiche che più tardi dovranno essere modificate? Francesco Giavotto Sudafrica.

La specializzazione è utile nel bambino?

La specializzazione è controindicata nel bambino, che non ha ancora le strutture per imparare, ragionare e fare come l'adulto e, dove si vuole adottare comunque, consiste nel cercare solo il poco che serve subito. Si dice che un bambino deve imparare subito il calcio dell’adulto per non assumere difetti che poi non riuscirà a correggere, ma la specializzazione precoce gli dà indicazioni certe, che il bambino impara meglio dal piacere che gli offre il gioco libero seguendo la propria creatività e fantasia, che non sono materia da adattare a un modello che non può essere assimilato.
E allora, non insegnare nulla a un bambino che dovrà imparare a giocare da adulto? Si possono soltanto creare le condizioni perché sviluppi ciò che solo lui possiede, e soltanto quando avrà anche sviluppato la capacità di usare il proprio talento per raggiungere gli obiettivi possibili, si potrà parlare di vera specializzazione, e senza timore di lasciar sviluppare difetti non più correggibili. 

Se non tiene conto che ognuno ha potenzialità che lo distinguono e non lo si lascia libero di svilupparle, forma tanti giocatori uguali, ma non quello che ciascuno potrebbe essere. Lavora sulle poche qualità che ognuno conosce e sa usare, e non lascia scoprire le altre, perché indica che cosa fare, lascia poco spazio alla libera iniziativa e soffoca il talento. E, di solito, chiede il gesto tecnico unico del campione, che è impossibile da imitare, perché  è la somma graduale di piccole modifiche successive di qualità personali fino alla forma definitiva.
La specializzazione, quindi, può iniziare dopo che il giovane ha sviluppato il pensiero astratto e tutte le qualità e le sa usare ma, senza la maturazione della persona, resta la semplice trasmissione d’informazioni simile all’intelligenza artificiale, che mette insieme ciò che si conosce, ma non evolve e non crea il nuovo.

Una cosa è avere tanti gesti pronti solo da impiegare, un’altra è scegliere quello adatto alla situazione di gioco, che avrà lo sviluppo consentito dalle qualità della mente. La prima dovrebbe consentire una formazione uniforme perché il giovane non assuma gesti imperfetti che poi non riuscirà a modificare, mentre la seconda permette a ognuno di sviluppare e usare le qualità del proprio talento.

Neppure la specializzazione in un ruolo deve essere prematura, perché ci possono essere cambiamenti fisici importanti più adatti a un altro, e l’esercizio in compiti diversi può offrire spunti adatti contro qualsiasi avversario.

Queste osservazioni non negano la specializzazione, purché rispetti le qualità di ognuno e i tempi dello sviluppo, non obblighi a compiti sempre uguali, lasci lo spazio possibile all’iniziativa libera e non chieda semplici esecuzioni.

Le vostre domande.

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