Le domande degli allenatori

Cha cosa troviamo e quali sono i rischi da evitare quando si prende in mano una squadra a campionato iniziato? Che cosa va evitato o fatto per non guastare tutto subito?

Il cambio di allenatore

 Quando ci chiamano a campionato in corso c’è crisi e siamo in prova. Troviamo tensioni, disaccordi, attese non realistiche, vecchie ruggini e giocatori da tranquillizzare e riportare in forma. Ci aspettano giocatori disponibili, altri diffidenti e altri che tramano. Non siamo sicuri che in società siano tutti dalla nostra parte, non ci siano tensioni o rivalità e magari qualcuno aspetti solo di darci addosso. La stampa, se siamo ad alto livello, ci esalta, ma ci va anche a contare i peli e ha i fucili puntati. La tentazione è di dare subito una scossa cambiando uomini e tattiche prima di aver capito quali sono i problemi e presentarci come salvatori della Patria. Oppure, di far vedere che con noi non si scherza, ma questo l’ha già fatto il nostro predecessore prima di lasciarci le penne e ci esporremo prima di capire chi ci seguirà e chi va recuperato.

Prima di assumere decisioni, ci dobbiamo porre alcune domande. Perché l'altro allenatore è stato allontanato? Tante volte è difficile capire perché si cambi un allenatore se non perché non vince e non soddisfa le attese di chi l’ha assunto. Ha idee soltanto sue o non proponibili ai giocatori che gli hanno affidato? Ha commesso errori di valutazione che hanno indebolito la squadra e creato ostilità in qualche escluso?

Quali rapporti aveva con squadra, dirigenti e tifosi? Ognuno ha il proprio carattere e, se non ha tanto prestigio, è meglio che non stia dalla parte di qualcuno e, se è conosciuto, che non esageri, perché si può fare soltanto finché si vince.  È un tipo iroso, prepotente e ostinato che si è messo contro tutti? Oppure troppo morbido, insicuro e pauroso che ha lasciato la squadra in mano ai giocatori più arroganti o a qualche dirigente? Patisce, o sfida, l’ostilità del pubblico,?

Quale clima c’era prima? Quando si arriva, è meglio non fare in contrario di chi è stato esonerato, perché una condizione che dura nel tempo lascia sempre qualcosa da risolvere. Subito, è meglio continuare come si è sempre fatto, senza proclami o premesse premature, anche perché certe virate improvvise sono dovute a un nuovo allenatore che allenta la tensione, o magari anche l’ostilità che c’era. Ha lasciato ostilità, dei clan, un clima di tragedia o di rassegnazione?

Che cosa va corretto o lasciato sedimentare? Cambiare subito tutto è un azzardo pericoloso, perché tutti si aspetteranno la soluzione immediata della crisi e saranno subito critici. E poi, anche l’altro allenatore era arrivato con idee e metodi utili. C’è qualcosa di buono da utilizzare? Vogliamo salvare il salvabile sperando soltanto nel risultato scaccia-crisi o ci sono ancora il tempo e il clima per fare un programma?

La sintesi. Il nuovo allenatore si presenti senza falsi ottimismi e senza fare quei proclami che tolgono subito attendibilità. Lasci stemperare le tensioni, pensi a percorsi ragionevoli e, in ogni caso, invece di voler dare il consueto colpo di spugna o fare solo il contrario di prima, cerchi le opportunità positive. L'ambiente aspetta novità? Se ne ha e ne è sicuro, le tiri fuori, ma eviti di strafare, perché potrebbe rischiare passi falsi. E rinunci a metodi ai quali crede solo lui per stupire e cercare di farsi accettare. E con gli errori? Li corregga senza parlarne e, quando sarà sicuro di essere seguito, adotti il proprio metodo, ma senza scalpore, perché non è detto che duri.

Vincenzo Prunelli

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