Le domande dei genitori

La creatività non s'insegna perché è una qualità che appartiene all'individuo.

Si possono però creare le condizioni perché il giocatore la possa esercitare ed esprimere.

E queste si basano sulla libertà di fare, scoprire, inventare e di applicare nuove soluzioni senza la paura del giudizio e l'assillo di dover fornire prestazioni sempre perfette.

Se non vi è la possibilità di inventare qualcosa di nuovo e d'imprevisto, non si può parlare di creatività, anche se c’è chi ne parla a sproposito come, per esempio, chi sostiene la curiosa teoria secondo la quale per svilupparla è sufficiente porre quesiti e far scegliere tra alcune soluzioni quella giusta. Questa non è creatività, ma solo capacità critica, perché non si crea nulla di nuovo.

Non basta, quindi, ordinare d'essere creativi. Bisogna anche realizzare le condizioni affinché l'allievo possa rischiare di sbagliare senza paura di essere giudicato, e affinché ciò che è creato possa essere subito messo in atto. La creatività, infatti, ha bisogno di sicurezza, altrimenti si agisce per non sbagliare e si mettono in atto solo iniziative che non presentano rischi e imprevisti e i gesti già collaudati, che non potranno essere nuovi e creativi. E ha bisogno anche di vedere i risultati, perché senza di essi rischia di essere solo fantasia o di trasformarsi in stravaganza.

La creatività e la fantasia, però, sono qualità che possono essere allenate come tutte le altre, ma sono qualità della mente e vanno allenate come tali. Per il corpo basta far eseguire e ripetere uno sforzo o un esercizio e avremo la risposta, mentre per ciò che riguarda la mente dobbiamo creare le condizioni di libertà perché le sue qualità si possano esprimere.

Creatività e fantasia hanno il compito di superare il presente e di vedere nuovi sviluppi, per cui le potremo allenare solo in un clima in cui sia possibile andare oltre ciò che è insegnato e vi sia la libertà di sperimentare e trovare nuove soluzioni.

Non pensiamo, però, che non debbano avere limiti o che il contributo dell'allenatore non conti. Perché siano costruttive e non solo stravaganza, infatti, esse devono avere una direzione, degli obiettivi e delle regole. È qui che interviene il contributo dell’allenatore, che non consiste nel fornire soluzioni, ma nel creare condizioni d'interesse, di libertà e di stimolo affinché l'allievo le trovi da solo e ne scopra altre con il proprio ingegno.

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