Lo sport

Perché non piace chi pensa all’oggi a svantaggio del domani? Quasi tutti i giovani passano attraverso sport, che ha grandi potenzialità educative, ma non le sa usare.


Parlare di un dodicenne che ha calciato fuori apposta un pallone, forse decisivo, perché l’arbitro aveva visto un rigore che non c’era, può sembrare una notizia normale, ma è il caso di farlo.

“Normale” non vuol dire che fatti simili avvengano tutti i giorni. Sono cose che fa soltanto chi è normale, e questa è la vera novità da rilevare.

Che dire di un ragazzo che si nega la gioia di un gol facile, dei compagni che approvano la decisione, dell’allenatore che rinuncia a una possibile vittoria perché non vuole essere un furbastro che approfitta di un errore per vincere una partita con dei ragazzi? E perché non segnalare un genitore orgoglioso del gesto del figlio, gli avversari che accettano l’errore e danno una lezione di civiltà, o il pubblico di casa che applaude e quello avversario che non approfitta per inscenare i soliti spettacoli pietosi?

È successo qualcosa che dovrebbe essere normale, ma è difficile da vedere. Siamo a Quincinetto, nel torinese, dove si gioca una partita contro il Rivarolo, e l’episodio serve per riflettere. C’è chi usa qualsiasi mezzo per vincere già con i bambini, e chi è convinto che, con i giovani, ogni gara debba servire per imparare e vincere con le qualità vere. Il primo è il tosto, il furbo, mentre il secondo può sembrare un perdente che non sa dare carattere e spirito agonistico. Uno, però, forma manichini in difficoltà con la vita adulta e lo sport, l’altro sceglie quello che fa vincere prima, di più e più a lungo, che non è bontà ingenua, perché la filosofia è che il più forte deve vincere, ma con le gambe, il carattere e cervello. È lo sport“ pulito”, che agisce per scoprire e sviluppare le risorse del talento e non le sostituisce con atti che, se proprio si vuole, da adulti s’impara in pochi minuti.

Serve insegnare a un giovane a essere furbo? La furbizia è un ostacolo allo sviluppo della mente e, nello sport, anche del talento. I giovani vanno allenati a giocare per la vittoria, ma l’istruttore che li prepara a manipolare le situazioni o a eludere le regole, sostituisce il talento con artifici che non serviranno quando si giocherà davvero per vincere. Fare un gioco sporco per l'oggi non fa arrivare allo sportivo adulto: procura vittorie rubacchiate e solo provvisorie che ostacolano lo sviluppo, e non offre altre possibilità quando i trucchi non bastano, perché non dà sicurezze stabili.

È sempre giusto l’agonismo richiesto ai giovani? Quello che impiega le qualità del talento e forma lo sportivo completo nella testa e nelle gambe, è sempre giusto. È capacità di impiegare al meglio tutte le risorse fisiche, tecniche e mentali, sicurezza, decisione e prontezza di fronte alle situazioni, autocontrollo e iniziativa, uno stato della mente lucido, che permette di usare tutte le proprie risorse nel modo più consapevole.

È sbagliato quello imposto anche a bambini e ragazzi per vincere oggi con qualsiasi mezzo e sotterfugio. Che prepara i giovani e la gara con gli stessi sistemi che impiega con gli adulti, pretende prestazioni superiori alle possibilità senza curarsi di formare la persona, che è essenziale per avere lo sportivo vero nell'età adulta. Chiede di gareggiare in condizioni psicologiche di aggressività e di eccitazione contrarie al rendimento. E, ancora, procura paura di perdere piuttosto che la lucidità e la sicurezza che servono per vincere, e porta a una condizione che consuma forze fisiche e contrasta l’armonia dei movimenti e l’attenzione lucida sulla gara.

Ti è piaciuto questo articolo?

Forse vuoi leggerne altri... Ecco alcuni articoli che hanno un argomento simile:

Tehethon