Lo sport

Cosa fa sì che un giovane sia motivato e trovi interesse per lo sport e, soprattutto, non lo perda?

Dipende dal momento dello sviluppo, perché le motivazioni hanno precise tappe. Il bambino ricava piacere da ciò che fa e non dai vantaggi che può ottenere, dal successo o dalla pura esecuzione.

Il bambino è motivato dal confrontarsi con i coetanei, dal verificare i propri progressi, dal sentirsi in grado di affrontare nuove situazioni, dal diventare sempre più padrone dei propri gesti. Cerca di conquistarsi il rapporto con l'adulto: a volte per sentirsi apprezzato per i successi e, a volte, per richiedere protezione. Non desidera ancora sentirsi migliore degli altri, anche se gioca sempre per vincere, mentre è sensibile a certe molle più intime, come l'impulso a superare il naturale sentimento di incompletezza e il disagio di sentirsi incapace nei confronti degli altri.

Il giovane, invece, trova stimoli dal bisogno di differenziarsi e dal desiderio di raggiungere le abilità e i traguardi possibili, di scoprire e sperimentare i propri limiti, di verificare i miglioramenti e di essere apprezzato per ciò che sa fare.

Il giovane passa a motivazioni sempre più interiorizzate e personali che, in definitiva, costituiscono il legame più solido con lo sport. Tali motivazioni non sono automaticamente produttive, anzi, in un clima di insicurezza possono addirittura trasformarsi in spinte contrarie. L'allievo che non arriva a ritenerle concretizzabili, infatti, non può che reagire con la rinuncia o con la ribellione.

Queste considerazioni suggeriscono che la sicurezza e l'interesse, nello sport come in qualsiasi altro campo, non derivano tanto dalle qualità di cui si dispone o dalla possibilità di raggiungere traguardi prestigiosi, quanto dal sentirsi sempre adeguati e sicuri nei confronti delle richieste. E che la preparazione per competere ad alto livello è un processo continuo e mai angoscioso, frutto del proprio impegno e non di una fortunata combinazione di circostanze o di stimoli esterni.

Com'è fatto il giovane di oggi e quali sono le sue motivazioni verso lo sport? E come usarne le caratteristiche e le spinte?

Il giovane di oggi vuole sentirsi riconosciuto prima di tutto per le proprie capacità e aspettative, per come sa affrontare e modificare la realtà che gli si presenta. Ha idee più chiare rispetto a quello di generazioni passate e più desiderio di essere trattato come soggetto che partecipa alle scelte che lo riguardano.

Quindi, se vogliamo usare tutte le sue motivazioni:

  • offriamogli l'opportunità di contare per quello che fa;
  • non costringiamolo, ma chiamiamolo a cooperare e lasciamolo sperimentare oltre ciò che gli possiamo insegnare;
  • raccontiamogliela sempre giusta, senza volerlo manipolare;
  • lasciamogli spazi perché possa decidere e creare;
  • diamogli sempre nuovi obiettivi da raggiungere con le proprie forze, in modo che non si appaghi o non si affidi a noi affinché lo portiamo per mano.

Su un piano più pratico, dopo i 12-13 anni il giovane ha familiarizzato con il pensiero astratto e ragionare insieme con noi, programmare e prefiggersi obiettivi a lungo termine. È quindi pronto a "lavorare", cioè a fare qualcosa che al momento non lo appaga, ma che servirà più tardi, e ad impegnarsi nella cooperazione. Dunque, è pronto per l'insegnamento teorico, la specializzazione e il collettivo.

Psicologia per lo sport in 400 domande e risposte, Vincenzo Prunelli, Edizioni Calzetti & Mariucci

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