Sport e coraggio

  • È da sempre che nello sport si sente dire: “È andato sopra i propri mezzi”. Poiché è una legge della natura non poter dare più di ciò che si ha, forse sarebbe più opportuno dire: “Finalmente è riuscito a dare tutto quello che ha”, che non è ancora giusto perché, chi ci mette qualcosa di proprio ogni giorno, potrà dare ancora di più. Perché non si esce da questo equivoco, come definire il massimo rendimento e come raggiungerlo?

  • Il coraggio sembra facile da riconoscere, ma a volte si tratta di una risposta all’insicurezza, di un’esibizione per procurarsi un giudizio positivo o non sentirsi esclusi, oppure di un espediente per nascondere dei disagi.

  • Quando si critica un metodo, si descrivono soltanto gli aspetti negativi, ma uno sportivo mette sempre qualcosa di proprio e può raggiungere buoni livelli con qualsiasi tipo di formazione. Se, però, non è allenato a cercare il nuovo, imporre l’iniziativa personale o giocare per vincere invece che difendersi per neutralizzare quella dell’avversario, perde sempre qualcosa. È evidente che, se non è allenato ad analizzare in modo critico le situazioni e a cercare le soluzioni e; se non è abituato e a trovare la soluzione migliore o a impiegare la creatività per inventarne una nuova, manca della prontezza, garantita dagli automatismi, per trovarle in un attimo da solo.

  • Chi è coraggioso passa quasi inosservato. Fa ciò che la situazione richiede senza bisogno di sbalordire. Si aspetta il risultato più che l’applauso, e quindi mette in atto intenzioni e iniziative utili e necessarie, e non quelle che stupiscono e affascinano il pubblico.

  • Il discorso sembra complesso ma, in una Santa Pasqua si ha tutto il tempo per meditare e allontanare il pensiero da luoghi meravigliosi in cui si vorrebbe essere. Non sarà come andare a fare un picnic con gli amici, ma chi ha la curiosità di avventurarsi nella lettura avrà modo di passare un po’ di tempo senza annoiarsi troppo.

Tehethon