Pillole

Dove mancano dialogo e rapporto, l’allenatore ha difficoltà a capire se è seguito dal gruppo. Insieme alla stima e alla fiducia, favorisca anche l’intesa e l’alleanza, ma senza cercare verifiche verbali, perché si mostrerebbe troppo bisognoso e perderebbe autorevolezza.
Conquistare la stima e la fiducia del gruppo

L’allenatore sente “a pelle” se è apprezzato dal gruppo, senza bisogno di verifiche. In ogni caso, è preferibile parlare anche di intesa e alleanza, perché stima e fiducia sono sentimenti che non esistono fuori di un rapporto. Si può, però, parlare di rapporto tra un adulto che sa e insegna e tanti giovani, spesso ancora bambini, che hanno tutto da imparare? È possibile, purché non si confondano i ruoli, e uno resti l’adulto che educa, e l’altro il giovane che deve essere guidato.

L’intesa produce risposte immediate e sempre adeguate a ciò che si aspetta l’adulto, ma non nasce da sola. Esclude le manipolazioni, le falsità, gli scopi nascosti e le rivalità ostili, e chiede una partecipazione vera e, quindi, una collaborazione costruttiva, che significa metterci anche qualcosa di proprio. Tante cerimonie di gruppo cui si assiste soprattutto prima di una gara, invece, sono rituali o gesti scaramantici, che si riducono a semplici suggestioni.

Come si rassicura l’allenatore di essere seguito in ogni fase dell’attività? Vede che gli allievi sono interessati a ciò che insegna, chiedono senza imbarazzo e mettono subito in pratica le indicazioni. Se hanno dubbi, li manifestano per avere una risposta e, se ci sono intesa e condivisione, si sente subito se una domanda è fatta per semplice curiosità, è un tentativo per mettere in difficoltà o è la richiesta di una risposta di cui hanno bisogno.

Chiedono perché sono interessati, rispondono a tono e utilizzano ciò che l’allenatore insegna per andare più oltre. Ciò non significa lasciarli liberi di fare ciò che vogliono, ma impegnarli a metterci del proprio per lo stesso obiettivo. E l’allievo che si sente apprezzato perché porta contributi originali e inattesi, ha conferma delle proprie opinioni, acquisisce sicurezza e autostima, si impegna, partecipa e porta contributi.

È chiaro che il tipo di rapporto di cui si parla non cerca una piena uniformità di opinioni, che sarebbe piuttosto un adeguamento passivo, ma una somma che va a vantaggio di tutti, e che in questo modo non vi è per forza sempre un accordo, ma vi è sempre l'intenzione di trovarlo.

In gara l’intesa e la fiducia si capiscono dalla disinvoltura con la quale gli allievi elaborano e mettono in pratica le proposte dell’allenatore, oppure cercano nuove soluzioni senza il timore che la loro iniziativa sia interpretata come inosservanza delle disposizioni o come trasgressione.

Se un allenatore si pone questi interrogativi, quindi, osservi i comportamenti e non vada a cercare verifiche verbali o attestati di stima, specie dai genitori, che risponderebbero facilmente con manipolazioni e richieste di attenzioni e privilegi. E non corra rischi inutili anche con gli allievi, perché succede spesso che qualche allenatore faccia fin troppo per conquistarne la fiducia e l'adesione, fino far vedere di essere troppo bisognoso, una condizione che, invece, le fa perdere.

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