Nell’analisi dei questionari, si evidenzia che il concetto di autonomia non ha lo stesso significato per tutti. Molti tendono addirittura a considerarla un rischio, perché la credono Indipendenza assoluta, quasi una specie di anarchia, estraneità a qualsiasi vincolo e licenza di realizzare obiettivi personali senza tenere conto degli altri o contro di loro.
L’autonomia fa paura solo quando non si conosce, perché ha un significato ben diverso, ed è il caso di descriverlo. Innanzitutto, al termine occorre accostare quelli di libertà, maturità, intesa della persona nei confronti di se stessa e degli altri e, soprattutto, responsabilità e facilità a stare dentro precise regole.
È più facile descrivere chi l’ha acquisita. Nello sport giovanile, è l’allievo che s’impegna per conquistarla e, nello sport degli adulti, lo sportivo che la vive. Non si vuole presentare una figura in possesso di tutte le virtù, ma quella che in qualche modo si sta proponendo. È capace di pensare scegliere decidere ed esprimere iniziative personali, s’impegna a superare ciò che consentono la situazione e il momento e cerca sempre il massimo grado di efficienza. È disposto a creare produrre d'Intesa con gli altri e, intanto, capace di seguire la propria originalità e intuizione, poiché è disponibile a imparare da tutti, anche se non lo è mai ad adeguarsi in modo passivo. Conosce le regole culturali dell'ambiente in cui vive, è attento a non eluderle e s’impegna a farle evolvere. È obiettivo e concreto di fronte alle difficoltà, perché riconosce e definisce gli obiettivi che gli sono più adatti e usa tutti i mezzi di cui dispone per raggiungerli. Infine, non riesce in tutto, ma realizza quanto gli è possibile senza opporsi con manovre sterili o cercare di manipolare gli altri.
Si parla di educazione e di giovani che non hanno ancora raggiunto la loro autonomia, e si può temere che non sappiano amministrare una libertà troppo ampia. Occorre, però, considerare che, per esempio nello sport, l’istruttore che s’impegna per trasmettere l’autonomia ai suoi allievi, ovviamente ha raggiunto la propria. E allora vengono in soccorso le potenzialità del suo ruolo educativo. Se è coerente e osserva egli stesso le regole che vuole trasmettere, li educa senza creare conflitto, e non li stimola a voler imporre posizioni e modi non controllati o a mettersi contro solo per far valere le loro opinioni. E se si tiene conto che la loro più forte motivazione è il desiderio di ottenere l’approvazione e di esercitare le prerogative dell’adulto che li sa guidare, l’istruttore difficilmente corre rischi. È assunto come figura modello da imitare e raggiungere, e gli allievi non sentiranno il bisogno di trasgredire o di opporsi. Se ha queste attenzioni, quindi, non ha motivo di temere che la libertà sia troppo ampia, anche se il troppo va sempre evitato. È un modello credibile, e gli allievi lo seguono, e di sicuro eserciteranno la loro autonomia nel modo che lui si aspetta.
Inoltre, i giovani hanno bisogno di sperimentarsi, e anche di trovare vie personali. Se l’istruttore sa evitare il conflitto e offre campi e obiettivi dove possano liberare la creatività e l'iniziativa, gli allievi non sceglieranno l'opposizione, la temerarietà o la trasgressione, perché avrà offerto a questi bisogni naturali tutte le possibilità di esprimersi su un versante positivo e in accordo con lui.
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