Pillole

Ognuno vuole fare sempre meglio, scoprire nuove capacità, valorizzarsi nei confronti degli altri ed essere approvato dalle figure che per lui sono importanti. In pratica, e in particolare chi è avvantaggiato dalla dotazione, è spinto dalle proprie motivazioni più che da qualsiasi stimolo esterno.

Il talento prevale per abilità, e così si differenzia e acquista più ruolo e maggiore apprezzamento da parte dell’adulto. La padronanza dei gesti gli consente di inventare il nuovo e collaudare le proprie abilità, e i progressi e la dimostrazione della propria inventiva gli danno modo di acquisire sicurezza e fiducia nelle proprie capacità, ma con lui è più facile sbagliare. Intuisce il nuovo e crea, e per questo patisce la trasmissione d’informazioni e soluzioni già elaborate e definitive, il comando e la richiesta di ripetizioni. L’istruttore non ne può ignorare le motivazioni, altrimenti ne raggiunge l’apprendimento passivo, ma non la critica, l’intuizione e la creatività, che sono i livelli superiori dell’intelligenza e i suoi caratteri più spiccati.
Il talento, più che gli altri, ha bisogno dello sport praticato come piacere e gioco, della vittoria come effetto dell’abilità e dell’impegno, della verifica dei miglioramenti e della formazione come scoperta e avvicinamento alle conoscenze dell’istruttore, e non come obbligo. Per un esercizio fruttuoso delle motivazioni, quindi, deve poter esercitare un’iniziativa libera da vincoli e schemi obbligati, essere apprezzato per ciò che sa fare e per i miglioramenti, e di verificare le proprie abilità senza doversi impegnare soltanto per il risultato. Ha, però, anche bisogno di sbagliare, perché chi si limita a ripetere perché teme l'errore, non crea e non si avventura nel nuovo. Inoltre, la creatività mortificata e l’impossibilità di andare oltre gli insegnamenti si trasformano in adattamento passivo e, nel talento, più facilmente in ostilità e ribellione.
Lasciando libertà e autonomia alle motivazioni di un giovane, specie se talento, si può temere rischio di anarchia, ma oggi il comando è sterile, mentre è essenziale seguire il proprio ingegno e fare insieme. Se un giovane ha sviluppato la capacità di collaborare, risponde a regole entro le quali creare e agire in libertà e ha la possibilità di sperimentare il nuovo senza dover temere un giudizio e, magari, anche una sanzione, non ha motivo di opporsi, e magari ribellarsi o esercitare una resistenza passiva.
Occorre ricordare, infine, che la responsabilità non si può più esigere o imporre, ma si acquisisce in una formazione nella quale si operi perché l’allievo scopra, sviluppi e impieghi tutte le qualità, e impari anche a correggersi da solo per trovare soluzioni più efficaci.  Inoltre, il talento è vivace, e portato più all’iniziativa personale che all’osservanza rigida delle regole, ma occorre anche ricordare che la motivazione a raggiungere i traguardi possibili è molto più efficace e attraente della trasgressione, e soprattutto che, quando si oppone resistenza, si pagano delle conseguenze.

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