Pillole

Diventare un pugile o uno sportivo di qualsiasi altra disciplina non ha a che fare solo con il potenziamento muscolare, cardiocircolatorio e metabolico, ma riguarda aspetti psichici e fisiologici in costante interazione tra di loro, quindi il benessere della persona a trecentosessanta gradi.

Infatti, l’apprendimento della boxe può promuovere lo sviluppo di tutte quelle abilità interiori che consentono agli individui di rapportarsi fiduciosamente con se stessi, di interagire adattivamente con il proprio ambiente e di acquisire un comportamento versatile e positivo per affrontare con successo le vicende della vita.

Un primo importante aspetto su cui riflettere per comprendere le potenzialità dello sport come mezzo di crescita personale è l’incredibile influenza che la mente ha sulle reazioni fisiologiche del nostro organismo, che a loro volta influenzano la mente; la mente poi influenza il comportamento e il comportamento di nuovo la mente. La psiche si muove in una complessa rete d’interazioni che s’influenzano reciprocamente e che vedono coinvolti tutti i seguenti sistemi: il sistema neurologico, quello endocrino, immunitario, affettivo, cognitivo, motivazionale, comportamentale e sociale. Gli studi si sono evoluti a tal punto che si può affermare che la distinzione mente-corpo sia, di fatto, una necessità umana attraverso cui l'uomo tenta di ridurre se stesso in parti divisibili per comprendersi, per aprirsi uno sguardo sul mondo.

Praticare sport, pertanto, significa anche incontrare la possibilità di valorizzare, potenziare e accrescere le proprie risorse interiori: autostima, trasparenza emotiva, gestione dello stress, senso critico, decision-making, problem-solving, self-efficacy, creatività e abilità comunicative, competenze trasversali, tutte risorse utili anche nella vita quotidiana. Certo, il pugilato, come tutti gli altri sport e come ogni altro aspetto della vita, non è “buono” o “cattivo” a prescindere, piuttosto potrebbe esserlo l’utilizzo che se ne fa. Questo è quanto dovrebbe tener presente ogni insegnante, educatore e istruttore: nessuno ha il permesso, il dovere o la possibilità di cambiare le persone; tuttavia, si è comunque parti dell’ambiente di vita degli atleti che si seguono e, si sa, l’ambiente può tirare fuori il meglio o il peggio che già c’è. Se si ricopre uno di questi ruoli, bisogna essere pienamente consapevole degli effetti che si possono provocare; altrimenti, il rischio è la possibilità di far emergere inibizioni e sofferenze nella persona. Il risultato sarà determinato da un complesso rapporto tra chi insegna, chi impara e l’utilizzo che si farà di ciò che si è imparato.

Il pugilato, l’allenamento, gli obiettivi sfidanti, il ring, le amicizie e le rivalità che si creano in palestra sono ciò che permette all’individuo di non allontanare da sé quelle emozioni aggressive che spesso sono negate, ma che per natura sono parte dell’uomo; questo significa incontrare la possibilità di imparare a controllare e gestire la loro urgenza. Se si finge che le emozioni aggressive non esistano e se si etichettano come “negative”, è impossibile capire che possono essere preziose alleate.

Il ring, con le corde che ne disegnano il perimetro, è come un quadro, i cui colori sono emozioni e stati d’animo intensissimi e difficili da gestire; le corde sono una cornice che può contenere vissuti forti, che, da flusso disturbante e sconosciuto, diventano un’arte fatta di risorse personali. Si tratta, però, di un’esperienza non accessibile a chiunque: praticare questo sport costa fatica, impegno, sudore, dedizione, rispetto, costanza, confronto con molti ostacoli. Il pugilato richiede di trasformare gli inevitabili fallimenti in occasioni per crescere, imparando ogni giorno a rendere le proprie abitudini un momento funzionale alla realizzazione personale e imparando come nella vita siano importanti non i risultati ma le prestazioni, non vincere, non perdere ma assumersi le proprie responsabilità.

Il pugilato, quindi, permette di esercitare sul campo emozioni complesse. I vissuti emotivi sono opportunità importanti per la persona, fanno emergere se qualcosa funziona oppure no; solo ascoltandoli in maniera autentica e non giudicante sarà possibile decidere in modo consapevole se e cosa cambiare della propria vita. Ad esempio, la paura segnala la presenza di un pericolo e solo riconoscendola è possibile decidere se evitare oppure no i rischi che segnala; negandola, invece, è probabile che si andrà incontro al pericolo senza vederlo, con il rischio di farsi molto male: la paura, quindi, solo se c’è può trasformarsi in coraggio, e di paura, come di coraggio, i pugili possono diventare dei veri esperti.

 

Christian Valdettaro

Dott. in Scienze e Tecniche Psicologiche

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