Caro Brambati, grazie per avere dichiarato che nella Primavera del Torino non si prendeva nulla di non consentito.  C’è chi non riesce ancora a credere che, senza aiuti chimici, non si potesse vincere tanto, ma è perché non sa che s’impiegavano metodi per scoprire, sviluppare e usare il talento e le qualità della mente.

Che cosa c’è dopo una gara? Ci sono calcoli, stanchezza, incontri, defaticamento, podi, foto, filmati, ristori, festeggiamenti, consapevolezze, sorrisi, divertimento, confronti, progetti, fatica, medaglie, vittorie, premi. E ci sono i saluti, i congedi, i commenti, le sorprese, i risultati, si ritorna alla quotidianità, si concordano appuntamenti per altre gare dall'indomani.

È da sempre che nello sport si sente dire: “È andato sopra i propri mezzi”. Poiché è una legge della natura non poter dare più di ciò che si ha, forse sarebbe più opportuno dire: “Finalmente è riuscito a dare tutto quello che ha”, che non è ancora giusto perché, chi ci mette qualcosa di proprio ogni giorno, potrà dare ancora di più. Perché non si esce da questo equivoco, come definire il massimo rendimento e come raggiungerlo?

 

Il treno dello sport a volte passa e bisogna farsi trovare pronti per prenderlo al volo e lasciarsi trasportare per strade, ville, parchi e monti. Si è sempre in tempo per salire sul treno dello sport, si può stare davanti o dietro, non c'è un’età per iniziare o per smettere, non c'è un’esatta modalità per aderire al treno dello sport, si può sperimentare sia benessere che performance.

Sembra di capovolgere concetti e metodi intoccabili o, almeno, di passare dall’essenza della prestazione ai caratteri e alle necessità di chi la realizza, dall’attenzione a ciò che avviene nella gara a che cosa si vuole far avvenire, dalla pura esecuzione alla creatività, o dal radunare e stimolare tutte le energie prima della gara, salvo perderle appena si supera un certo limite, alla consapevolezza di poterle richiamarle quando servono per la vittoria, dalla paura per la sconfitta alla fiducia nelle proprie forze.

Sembra che caricare di fare un pieno di energia e adrenalina sia la condizione per usarsi al massimo del rendimento, ma il livello più utile è quando si fanno cooperare il fisico, la mente, l’umore e le emozioni al loro giusto livello.

Quando si critica un metodo, si descrivono soltanto gli aspetti negativi, ma uno sportivo mette sempre qualcosa di proprio e può raggiungere buoni livelli con qualsiasi tipo di formazione. Se, però, non è allenato a cercare il nuovo, imporre l’iniziativa personale o giocare per vincere invece che difendersi per neutralizzare quella dell’avversario, perde sempre qualcosa. È evidente che, se non è allenato ad analizzare in modo critico le situazioni e a cercare le soluzioni e; se non è abituato e a trovare la soluzione migliore o a impiegare la creatività per inventarne una nuova, manca della prontezza, garantita dagli automatismi, per trovarle in un attimo da solo.

Una volta fissato l’obiettivo, è importante per l’atleta prestare attenzione agli allenamenti e alle sensazioni, è sapersi ascoltare, capire quando, quanto e come fatica, com’è la respirazione, come sente le gambe, accorgersi di ogni minimo fastidio e capire a cosa possa essere dovuto, in modo da intervenire in tempo e rimediare per evitare di perdere importanti sedute di allenamento e compromettere la prestazione-obiettivo.

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