La crisi può dipendere da trasgressioni, mancanze o ribellioni, ma questi casi hanno cause chiaramente individuabili che di solito coinvolgono anche la società e l’allenatore e hanno bisogno d’interventi diversi. Vogliamo parlare di crisi che non hanno colpevoli, che durano nel tempo e sono di più difficili da capire e risolvere.

Nei primi anni di sport, il bambino cerca il confronto con i coetanei, la verifica dei progressi, la consapevolezza di poter affrontare nuove situazioni, la padronanza dei propri gesti, il rapporto con l'adulto che lo sa guidare e apprezzare per ciò che fa, il giocare per vincere, ma non ancora per sentirsi migliore degli altri, e l’occasione di superare il naturale sentimento d’incompletezza e il disagio di sentirsi incapace nei confronti degli altri.

Martens, uno degli studiosi più importanti e conosciuti nell'ambito della psicologia dello sport, afferma che l'intervento psicologico deve essere orientato a tarare gli obiettivi, accrescere la motivazione, saper controllare le emozioni e l'ansia, concentrare l'energia e l'attenzione, migliorare la fiducia in se stessi e la consapevolezza di sé, controllare le attività immaginative.

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