Sembra di capovolgere concetti e metodi intoccabili o, almeno, di passare dall’essenza della prestazione ai caratteri e alle necessità di chi la realizza, dall’attenzione a ciò che avviene nella gara a che cosa si vuole far avvenire, dalla pura esecuzione alla creatività, o dal radunare e stimolare tutte le energie prima della gara, salvo perderle appena si supera un certo limite, alla consapevolezza di poterle richiamarle quando servono per la vittoria, dalla paura per la sconfitta alla fiducia nelle proprie forze.
Sembra che caricare di fare un pieno di energia e adrenalina sia la condizione per usarsi al massimo del rendimento, ma il livello più utile è quando si fanno cooperare il fisico, la mente, l’umore e le emozioni al loro giusto livello.
La carica o la sicurezza e la fiducia?
Molto è cambiato ma, per la gara, spesso si vorrebbe costruire un clima artificiale con stimoli esterni, invece di insegnare a ognuno a crearsi quelli che sente più efficaci.
Nel colloquio prima della gara, parlare troppo, consigliare e mettere in guardia contro situazioni vissute migliaia di volte, guasta il clima che dà la sicurezza di essere pronti. Di solito, chi parla tanto non è certo che gli allievi sappiano raggiungere da soli la condizione per la gara, ma in questo modo trasmette la propria insicurezza.
Si cerca qualche espediente per stimolarli, come la carica, che dovrebbe dare voglia e innescare la giusta attivazione, ma con questi sistemi si toccano tasti spenti, perché credere di dare coraggio con le parole a un giovane preso dalla tensione, è un’illusione pericolosa che fa sentire più indifesi. Oppure, si rischia di portarli a un livello di tensione e frenesia che va contro il rendimento e, in entrambi i casi, subentrano insicurezza e blocco di quei meccanismi che attivano tutte le energie. Tutto questo non è logico, perché lo sport è gioco e divertimento e non fuga dalla paura, oppure adrenalina e agonismo feroce.
Si cerca di richiamare quei doveri che dovrebbero far parte della vita e dello sport senza doverli ricordare. Se gli allievi non credono a queste stimolazioni, si è soltanto parlato a vuoto, ma questi giri di parole, anche se a volte sono serviti, perdono presto efficacia e tolgono autorevolezza a chi li propone. La necessità di richiamarle ogni volta, poi, dimostra che non lasciano il segno e sono sempre meno efficaci, fino a diventare un rituale o una superstizione.
C’è anche il giovane che crede di non avere altre risorse. Ogni volta che un adulto, genitore o istruttore, si sostituisce a lui, gli ripete qualcosa che dovrebbe già essere chiaro e prepara tutte le soluzioni invece di insegnargli a trovarle da solo, non gli dà appoggio e più strumenti, ma gli procura altra insicurezza. Gli dice che non ce la farà con i mezzi di cui dispone, e lo mette nella condizione di dover sempre essere soccorso.
Nello sport e fuori, c’è un controsenso duro a morire. Si crede che accentuare le difficoltà stimoli il coraggio, ma la paura, al contrario della sicurezza, è una zavorra. La mente, infatti, segue una logica più complessa, ma non paradossale. Una figura importante che crede di dare sicurezza e coraggio con le parole, in modo implicito ne rileva la mancanza e procura insicurezza. E, spesso, non si accorge che, mentre cerca di “caricarlo”, l’allievo spera che finisca per preparare la gara con i propri metodi.
Sul piacere, il benessere generale e gli effetti favorevoli che procura lo sport si è già detto di tutto, e basta praticarlo a qualsiasi livello per rendersene subito conto. Sulla sicurezza e sul coraggio, che non fanno attardare per trovare le soluzioni, garantiscono quando si tenta il nuovo, favoriscono gli automatismi e fanno giocare per imporre le qualità e non soltanto per difendere la debolezza, non è il caso di aggiungere altro.
La fiducia nei propri mezzi, come la stimolano il genitore, l’insegnante e l’istruttore e gli effetti che procura in chi la riceve, si parlerà più a fondo in un altro articolo, perché quelli troppo lunghi annoiano. Accontentiamoci di sapere che gli stimoli che vengono dall’interno, cioè le motivazioni, la consapevolezza dei propri mezzi e il ricordo delle esperienze positive sono più efficaci di qualsiasi discorso o marchingegno che tenti di dare sicurezza, coraggio, determinazione o energia.
Vincenzo Prunelli
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