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Caro Brambati, grazie per avere dichiarato che nella Primavera del Torino non si prendeva nulla di non consentito.  C’è chi non riesce ancora a credere che, senza aiuti chimici, non si potesse vincere tanto, ma è perché non sa che s’impiegavano metodi per scoprire, sviluppare e usare il talento e le qualità della mente.

Tutti diciamo la nostra e possiamo non essere credibili, e la dichiarazione Tua e di altri che sono stati formati al Torino alla fine degli anni settanta di non avere mai assunto nulla anche soltanto di sospetto, sono le testimonianze vere. Dei giocatori di allora, soltanto tu e Dino Baggio, credo, avete sollevato il problema, e anche perché in quella squadra si parlava di tutto ed erano accettate tutte le domande e le osservazioni che potevano essere imbarazzanti. Di lui non so, ma a Te arrivarono un monito a non ripetere e una lettera di minacce.

Ho sentito che a quei tempi non si usavano farmaci proibiti, ma il micoren, che ritengo innocuo nell’uso terapeutico, fosse d’impiego abbastanza diffuso, mentre ora è proibito. Forse altri, quando sono stati immessi in commercio, avevano un’indicazione non sospetta, ma in seguito sono stati registrati come farmaci dopanti. Non voglio creare altri timori ma credo che molti, pure innocui, fossero usati senza conoscerne tutti gli effetti secondari.

Al Torino si seguiva il principio per cui, sommando fisico, mente e metodo di lavoro, si ottenesse più che assumendo sostanze dopanti. La prova era che non si assumeva nulla e si vinceva tutto, e che altrove magari s’impiegava ciò che la farmacologia offriva a chiunque, ma nulla di efficace e, quindi, inutile. Forse, oggi potremmo considerare doping ciò che, per aumentare le prestazioni, era assunto in dosi eccessive, come potrebbe essere anche un eccesso di allenamento o di fatica, che forse fa correre di più, ma produce un gran numero d’infortuni.

Un’altra spiegazione erano le risposte di qualcuno sempre pronto a presentare le pillole che v’iniettavano o i farmaci che vi facevano ingurgitare come sostanze innocue di uso comune. Se conosci giovani sottoposti a questi sistemi, spiega che “chi fa come tutti” sicuramente è colpevole e cerca di ripulirsi, ma un giovane esposto a rischi, specie oggi che si prende di tutto per avere un effetto immediato, si ferma presto, ed è una perdita che costa.

Ti chiedi se gli effetti positivi che avvertivi erano da attribuire a qualche farmaco o a una crescita fisiologica, e allora si possono immaginare dosi eccessive, per esempio di gonfia muscoli, senza dover pensare subito a sostanze pericolose, ma ad altre poi riconosciute come innocue.

In ogni caso, una rassicurazione su un tema così angosciante, per chi è salito al professionismo è sempre utile. Se per voi lo facesse qualcuno, tipo Tommasi, un controllo almeno una volta, alla Federazione o alle società in cui avete giocato, lo potreste chiedere.

 

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