Atletica

Martens, uno degli studiosi più importanti e conosciuti nell'ambito della psicologia dello sport, afferma che l'intervento psicologico deve essere orientato a tarare gli obiettivi, accrescere la motivazione, saper controllare le emozioni e l'ansia, concentrare l'energia e l'attenzione, migliorare la fiducia in se stessi e la consapevolezza di sé, controllare le attività immaginative.

Essendo io stesso un atleta e avendo avuto l’opportunità di fare un’esperienza, attraverso uno stage formativo presso un Centro Sportivo di atleti professionisti, mi sono reso conto che è importante un lavoro di definizione degli obiettivi dai quali partire, per individuare le risorse, le qualità e le caratteristiche che è necessario acquisire o potenziare per raggiungere tali obiettivi.

L’obiettivo deve essere: chiaro e ben formulato, visibile (cioè immaginabile), possibile, sfidante, determinabile dalla propria responsabilità e, dunque, dal proprio impegno, raggiungibile in un tempo prefissato (con scadenza), identificabile in un risultato.

Quanto più i sensi sono coinvolti nella definizione precisa dell’obiettivo, tanto più ci si sentirà motivati, e sarà più facile attingere alle proprie risorse interne per raggiungere le mete desiderate.

Francesca Cantaro e Giacomo Guastalla, nel libro Il segreto della PNL, parlano di «paesaggio degli obiettivi», intendendo con questa espressione l’idea che nasce e si sviluppa in noi dal momento in cui ci prefiguriamo degli obiettivi: «L’obiettivo permette un orientamento dell’azione, che si organizza logicamente intorno a qualcosa e l’azione stessa si determina come intenzione (un dirigersi verso), decisione (ciò che si vuole) e realizzazione (obiettivo già raggiunto). Solo con una chiara e dettagliata idea di quelli che sono i propri obiettivi, la mente riesce a organizzare comportamenti in funzione del raggiungimento dell’obiettivo stesso».

Tutti noi possiamo perseguire i nostri sogni e raggiungere dei risultati efficaci, focalizzandoci su di loro come fanno i grandi campioni.

Il tennista serbo Novak Djokovic, in un’intervista rilasciata al Corriere dello Sport-Stadio nel 2011, ricorda come già da bambino immaginasse di diventare un campione di tennis: «Ho cercato, sin da piccolo, di vedermi in campo l’ultima domenica di Wimbledon a giocare la finale, per me è sempre stato l’obiettivo numero uno».

Si lavora per un obiettivo futuro partendo dal «Qui e Ora» con l’analisi della storia del soggetto, da questa si cercano di individuare ed enfatizzare le capacità e le competenze che egli possiede. Si procede lavorando sul presente per sperimentare nel futuro il reale raggiungimento dell’obiettivo, invitando la persona a immaginare vividamente come potrebbe sperimentarsi nel futuro.

Gli atleti raffigurano mentalmente la performance e immaginano di superarla pienamente, acquisendo maggiore sicurezza e consapevolezza di sé. Una strategia efficace prevede prima di tutto la definizione dei tempi, attraverso l’identificazione delle cosiddette miles stone, «pietre miliari», ossia dei micro-obiettivi che consentono di compiere una verifica periodica per non deviare la traiettoria dal traguardo finale.

È necessario innanzitutto formulare obiettivi a breve termine, da raggiungere entro uno o due mesi; in seguito a medio termine, quindi da conseguire entro sei mesi e che siano il risultato di una serie di obiettivi a breve termine; e infine a lungo termine, quindi realizzabili entro un anno e nei quali includere la pianificazione di un’intera stagione.

Gli obiettivi devono essere significativi, stimolanti, chiari, difficili ma non inarrivabili e mirati al miglioramento graduale della prestazione. Fissare obiettivi limitati, raggiungibili e progressivamente più ambiziosi è uno dei modi migliori per aumentare l’autoefficacia dell’atleta.

«Se immaginate ripetutamente e coscienziosamente di raggiungere un obiettivo, le vostre possibilità reali di successo aumenteranno notevolmente» (Arnold Lazarus, L’occhio della mente).

Un modo per visualizzare bene l’obiettivo è immaginare di raggiungerlo. L’ipotesi si basa sull’assunto che, nel momento in cui s’immagina di conquistarlo, un buon obiettivo genera sentimenti di benessere e felicità, poiché la mente umana non sembra percepire la differenza tra ciò che si sperimenta realmente e ciò che s’immagina di sperimentare.

È importante avere delle priorità negli obiettivi, pensarli in modo consequenziale e secondo un programma. Che cosa voglio raggiungere in ordine prioritario e temporale? Come? Che cosa sono disposto a fare? Che cosa sono disposto a sacrificare per raggiungerlo? Che cosa devo evitare o fare? Qual è il costo? Ne vale la pena?

Dunque, attraverso un lavoro di analisi degli obiettivi, delle risorse a disposizione e di quelle necessarie, tutti potremmo raggiungere i nostri traguardi.

Matteo Simone

Psicologo, Psicoterapeuta Gestalt ed EMDR

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