Calcio

Questa presentazione dell’allenatore carismatico non coincide con la nostra linea culturale ma, come ogni campo del sapere, ha tesi che vanno conosciute, criticate e assunte se condivise.

Lo stesso vale per la nostra.

Nella costruzione del carattere e nella gestione di un gruppo sportivo, gli atleti fanno capo a un allenatore. Per far sì che gli scopi e i traguardi vengano raggiunti, vogliamo scoprire quale psicologia deve avere questa figura di riferimento. Vogliamo scoprire se, come e perché necessitiamo di una figura di leader carismatico.

Entreremo empiricamente in contatto con un allenatore di calcio a 5, Maurizio Venditti, per una ricerca sperimentale.

Esamineremo i suoi discorsi, gli allenamenti che somministrerà alla squadra e il suo atteggiamento dentro e fuori dal campo di gioco. Rigidità, elasticità, allenamento pesante o mirato alla tutela del fisico: quali sono i parametri e le richieste che tireranno fuori il meglio dagli allievi?

Sport di squadra, sport individuali, lavoro con i giovani o con gli adulti. Le sfaccettature del lavoro sono infinite e anche le tecniche psicologiche da applicare sono altrettanto numerose e variegate. Nonostante la volatilità e la difficile messa a fuoco sull’argomento, proveremo a stabilire dei canoni rispetto alla psicologia dell’allenatore carismatico, cercando di marcare un’impronta di cosa significhi gestire un gruppo da vero leader, capace di trasmettere emozioni e motivazioni atte alla crescita personale e contestualmente al raggiungimento di un obiettivo. Allo stesso tempo, analizzeremo gli ostacoli e i problemi che comporta l’essere leader senza rompere gli equilibri presenti in un gruppo di persone.

Maurizio Venditti - Campione d’Italia e preparatore dei portieri della Nazionale italiana per una decade - è stato anche mio allenatore. Proprio grazie al mio ricordo, possiamo prenderlo in considerazione come allenatore carismatico.

Analizzeremo alcuni suoi discorsi, cercando all’interno di essi gli atti comunicativi presenti e la loro frequenza.

Oggi Venditti allena la Brillante Torrino, una squadra di un quartiere nella zona Ovest di Roma, partecipante al campionato di Serie B, con una formazione composta quasi unicamente da giovani calciatori appartenenti al settore giovanile.

Questo farà sì che condurremo la nostra analisi su una rosa di prima squadra (cioè senza limiti di età), ma con la gestione molto simile a un gruppo Under 21 o Under 18, con tutte le difficoltà del caso.

Abbiamo registrato e sbobinato tre discorsi dell’allenatore Maurizio Venditti. I primi due erano in sede privata, diretti alla squadra. Il primo era precedente a una gara di campionato, il secondo è avvenuto durante la stessa, a fine primo tempo. In questi due monologhi, Venditti ha fornito molte spiegazioni (tecniche e inerenti all’atteggiamento da tenere), alcuni avvertimenti e ha messo in guardia i propri ragazzi. Il linguaggio utilizzato è formalmente corretto, senza eccessive cadenze dialettali e con un uso del turpiloquio molto limitato. Il colloquio è informale ma tra persone che non sono sullo stesso livello. La terza registrazione è completamente diversa. Il contesto è pubblico perché, anche se si tratta di una conversazione a faccia a faccia col giornalista, l’intervista di Venditti sarà trasmessa on line, e di conseguenza si rivolge indirettamente alla massa. Il suo atteggiamento è molto critico e ostile ma non nei confronti del giornalista, al quale si rivolge in modo molto pacato, ma piuttosto nei confronti della squadra, in particolare di un singolo.

Facendo un bilancio finale, l’atto linguistico più utilizzato è la critica, utilizzata nel secondo discorso come esempio negativo con funzione di correzione e nel terzo come arma spronatrice diretta a un singolo elemento del gruppo.

Le numerosissime spiegazioni tecnico-tattiche e inerenti all’atteggiamento sono sempre dettagliate e soprattutto motivate. Ogni spiegazione sul da farsi non è un concetto limitato a sé ma è accompagnato da vantaggi e svantaggi della sua eventuale attuazione o mancanza. Soprattutto nelle spiegazioni tecnico-tattiche, viene dato un nome specifico al ruolo che si interpella. Tranne che in un caso, dove viene indicato sulla lavagnetta, i ruoli e gli elementi in campo sono specificati e non sostituiti con termini ambigui (questo, quello, di qua, di là, ecc.).

Rispetto alle critiche, elogi e incoraggiamenti sono relativamente pochi.

Gli avvertimenti sono presenti soprattutto nel primo enunciato, dove l’allenatore è atto a motivare i ragazzi a fronte di una gara non molto interessante. Con questi avvertimenti, i ragazzi sono consapevoli riguardo le ripercussioni che potrebbero volgergli contro in caso di mancato adempimento dei propri doveri. Diversamente, l’atto di mettere in guardia ha un fare meno minaccioso delle avvertenze su dette. I ragazzi vengono messi in guardia inerentemente a quello che avverrà in campo, non saranno provvedimenti presi su di loro ma semplicemente ci saranno conseguenze automatiche scaturite dal comportamento in campo e dal comportamento previsto degli avversari.

Di Giustificazioni ne abbiamo 2, una nel secondo e una nel terzo discorso. In realtà sono delle attenuanti a critiche rivolte al singolo e alla squadra. Il Mister non giustifica a pieno i ragazzi ma rigira la giustificazione, colpevolizzando la squadra di essere indifendibile nonostante qualche attenuante ci potesse anche essere:

Le tre registrazioni sono lunghe rispettivamente: 9 minuti la prima, 7 la seconda e 2’30” la terza. Nei 9 minuti sono evidenziati 38 atti linguistici, ben 58 nei secondi 7 minuti e 28 nell’intervista.

L’intensità del secondo estratto è dettata da due componenti: la mancanza di tempo e la necessità di dare più informazioni possibili in quel lasso ristretto. Non è, quindi, un caso che alcuni enunciati abbiano più funzioni contemporaneamente.

Nell’intervista televisiva, Venditti risponde così ad una precisa domanda del giornalista, curioso di sapere cosa dirà il Mister ai ragazzi al primo allenamento:

“No, quello rimane… lo sapranno loro quello che gli dirò al primo allenamento se avrò voglia di dirgli quello che vorrei dire adesso.”

Questa espressione di volontà di reticenza rimarca la differenza tra pubblico e privato. La sacralità dello spogliatoio viene evidenziata nonostante Venditti parli molto esplicitamente durante l’intervista. La reticenza delinea le differenze contestuali tra i primi due discorsi e quest’ultimo.

Nella griglia, vediamo un confronto tra le tre registrazioni proposte:

ATTO COMUNICATIVO

Discorso 1

Discorso 2

Discorso 3

Spiegare (tecnico-tattica)

10

18

0

Criticare

3

17

24

Correggere

0

12

0

Avvertire

3

0

2

     Spiegare (situazione/atteggiamento)

12

0

0

Difendere/Giustificare

0

1

1

Mettere in guardia

4

2

0

Elogiare

3

5

1

Incoraggiare

3

3

0

Dopo aver analizzato queste registrazioni, aver visto alcuni allenamenti e forte di una esperienza personale, la mia ipotesi è che Venditti rappresenti a pieno la psicologia dell’allenatore carismatico.

Come detto da Deepak Chopra, un leader carismatico deve avere determinate caratteristiche:

  • Essere autoritario
  • Dare emozioni che legano
  • Consapevolezza
  • Capacità decisionali atte all’agire
  • Eguaglianza nel dare il potere
  • Avere lucidità
  • Responsabilità
  • Sincronicità

Durante i discorsi di Venditti, nonostante le numerose critiche, nessuno si intromette o parla se non interpellato. Lo abbiamo notato nelle sbobinature ed è stato confermato nei miei presidi al campo sportivo. Durante le sedute tattiche i ragazzi mostrano attenzione e tentano di eseguire quanto richiesto. Detto ciò possiamo aggettivarlo come autoritario.

Come annunciato nella presentazione del personaggio, la carriera di Venditti si è svolta quasi unicamente tra le mura del Torrino, oltre che della Nazionale. È un emblema della società e, in quanto tale, simbolo di rappresentanza. Nei suoi discorsi sentiamo citare le parole società, maglia, finali future. Ha allenato molti dei ragazzi attualmente in prima squadra durante il settore giovanile, quindi ha partecipato attivamente al loro processo di crescita. Per questi motivi, credo che Venditti trasmetta emozioni che legano, comunicando forte senso di appartenenza e responsabilità per i traguardi futuri. Un suo calciatore è consapevole che il suo futuro dipenderà principalmente da sé stesso, dalle sue azioni.

Durante le sessioni di allenamento e durante i discorsi ascoltati, Maurizio Venditti ha fornito sempre spiegazioni chiare e dettagliate, evitando le ambiguità. Ma la chiave che determina la sua consapevolezza è inerente alle risposte che fornisce ai ragazzi. Capita spesso, durante le riunioni tecniche, che un ragazzo ponga una domanda intelligente riguardo specifiche situazioni di gioco: le risposte di Venditti sono adeguate e pronte. Non ricordo domande irrisolte da parte sua nei confronti di un calciatore. Questa consapevolezza trasmette fiducia nei confronti del gruppo che crede nel leader.

Voce salda, tono sicuro e direttive chiare. L’intervista è un esempio lampante di azione.

Nella stessa intervista, troviamo un chiaro esempio di eguaglianza nel dare il potere. In questo caso è una uguaglianza nel togliere il potere. Avere lucidità: tale punto ha due aspetti. Venditti mostra lucidità nelle spiegazioni tecniche all’intervallo, proponendo esempi e inferendo riguardo la strategia avversaria. La responsabilità è già racchiusa nel ruolo. L’allenatore è leader per mestiere ma rimane impegnativo esserlo realmente. Proprio per il ruolo che ricopre, è lui ad essere intervistato a fine gara e ciò non avviene per caso. Venditti mostra fermezza nel disporre le strategie e la formazione, ma solo dopo un attento presidio tra campo (come atleta) e spalti (per questa ricerca) ho notato come la fermezza e la sicurezza nelle scelte si riproponga nel tempo.

Il Torrino ha un record: il numero di ragazzi cresciuti nel settore giovanile che poi hanno debuttato in prima squadra. Oltre ai trionfi nei campionati, la vera sincronicità di Venditti si manifesta nella formazione di ottimi calciatori. Per quanto riguarda lo sport in Italia (ancor di più nel calcio o nel calcio a 5), parliamo di qualcosa di esclusivo.

Nella costruzione di un giovane atleta la figura dell’allenatore è fondamentale. La spiegazione dei concetti da parte di esso deve essere chiara, descrittiva, in un linguaggio corretto ma adeguato per l’interlocutore e soprattutto mai contraddittoria.

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