Calcio

Le basi di una buona prestazione: sicurezza in sé e nella squadra.

Se l'allenatore influenza i giocatori, l'effetto può essere rischioso. Prima della gara devo farmi vedere preoccupato o stimolare voglia ed entusiasmo?

Questo dubbio presuppone che l'atleta non possegga capacità critiche e responsabilità per affrontare la gara e per capire che noi stiamo facendo un giochetto per lui. Sembra impossibile che ci siano giocatori così immaturi da non sapere che ci devono mettere tutto il loro impegno, senza bisogno che qualcuno li carichi.

Eppure, abbiamo a che fare spesso con giocatori così influenzabili: significa che abbiamo sbagliato tutto e che il nostro atteggiamento peggiora la situazione. Comunque, un giocatore che ha già paura della partita non giocherà meglio se ci aggiungiamo la nostra. Se, invece, abbiamo a che fare con un individuo sereno ed equilibrato, le motivazioni e l'impegno per svolgere bene un'attività importante e piacevole non sono in discussione e non c’è bisogno che noi li stimoliamo. Al contrario, se calchiamo troppo la mano, può succedere che si convinca di averne bisogno e perda quella sicurezza che basta a garantire tutto l'impegno possibile.

Neppure voler stimolare entusiasmo ha significato. Se un giocatore è teso, dobbiamo insegnargli le tecniche perché si tranquillizzi mentre, se è già tranquillo, ha tutto l'entusiasmo che gli serve.

C'è anche chi rende meglio con qualche intervento esterno, pur avendo un proprio equilibrio, e allora non è il caso di cambiare abitudini. Se però la carica è indispensabile e bisogna fare qualcosa, non serve cercare marchingegni più o meno complicati, ma lavorare perché il giocatore diventi consapevole e padrone delle proprie forze e si convinca che sono queste, e non le parole dell'allenatore, a farlo rendere.

È giusto comunicare la formazione con un foglio appeso?

Questo è il classico esempio di comunicazione nella sola direzione allenatore-giocatore: è più facile, ma è pericoloso, perché la palla di ritorno è imprevista e imprevedibile. È incredibile che succeda ancora. Quest’atteggiamento è negativo perché non ha ragioni costruttive. Rivela una distanza che l'allenatore vuole tenere con i giocatori e un modo superato di guidare una squadra, ma anche la sua insicurezza e l'incapacità di comunicare.

 

Per gentile concessione de La Gazzetta dello Sport. Gazzetta Sportiva. PSICOLOGIA / Dal libro "Psicologia per lo sport in 400 domande e risposte" edito da Calzetti - Mariucci Preparazione mentale alla partita.

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