Sport sempre più praticato e di più facile accesso, la Scherma è una disciplina marziale di tradizione millenaria, da oltre un secolo annoverata tra gli sport olimpici.
Del tutto impossibile definirne con certezza l'origine, poiché è probabilmente con i primordi dell'Uomo stesso che nasce un concetto di scherma, quando agli albori dell'evoluzione tecnologica uno strumento ha prolungato il braccio di chi doveva difendersi per la sopravvivenza. Nel suo nome, che rimanda al significato di ‘’proteggersi’’ (cfr. nel vocabolario schermirsi) è insita un'idea assai lontana dalla prevaricazione mediante l’uso della forza; proteggersi e proteggere, "toccando senza essere toccati’’ è piuttosto il principio ultimo dello schermitore, anche nel duello sul terreno, dal quale tornare integri era senz’altro più importante che uccidere l'avversario.
Per l’Antropologia la spada richiama simboli di forza, ricchezza e comando; sono poi state Letteratura e Cinematografia a tramandarcene la romanzesca immagine di strumento per lo scontro spirituale tra Bene e Male. Al possesso e all’uso della spada si vogliono, infatti, esser tradizionalmente associati i più alti valori di integrità d’animo e d’intenti, che ammantano d’Arte il suo maneggio, richiedendo questo intense doti e capacità, oltre che il coraggio offerto da una piena consapevolezza di se stessi. Un’Arte, quella della Scherma, che compenetra totalmente l’individuo che la pratica, come attestano secoli di cospicua produzione manualistica specialistica, che a partire soprattutto dal XVI secolo ha tramandato nel Mondo Occidentale – e parimenti in quello Orientale – gli insegnamenti degli antichi Maestri.
La Scherma, pur essendone mutate le finalità, rappresenta oggi come ieri uno strumento educativo privilegiato nella formazione del carattere e della personalità, intervenendo direttamente sulla percezione del sé attraverso il confronto con l’altro: quell’avversario che rappresenta l’uguale e l’opposto, specchio ultimo della nostra autostima. Un confronto dal quale lo schermitore in pedana non può sottrarsi e che, al contempo, non è mai freno alla libera espressione e sperimentazione delle proprie capacità, sia fisiche che mentali. Anzi, il confronto con l'avversario opera quale catalizzatore e fattore accelerante dell'espressione di se stessi, con la grande concentrazione richiesta nell’esecuzione del gesto tecnico e nello sviluppo di strategie e tattiche di gioco che permettano di aver ragione di chi si muove, pensa e agisce, altrettanto liberamente e in modo del tutto coerente con un piano non collaborativo. Si comprende, allora, come allo schermitore sia richiesto un solido bagaglio di esperienze motorie, sia specifiche che generali, per lo sviluppo di quelle capacità propriocettive che gli permettano di separare, in pedana, l’esecuzione del gesto tecnico dalla gestione tattica dell’incontro, laddove le risorse mentali richieste per una buna performance esigono un dispendio pari -se non superiore- a quello prettamente atletico. L’unione e l’equilibrio delle componenti mentali e fisiche nella performance, rappresenta una cifra distintiva della Scherma e ne giustifica la lunga parabola di apprendimento, che richiede grande spirito di sacrificio e dedizione, non solo per il numero di ore da dedicarsi alla crescita tecnica del praticante, ma soprattutto per la qualità richiesta alla sessione di allenamento, affinché questa possa incidere sulla maturazione dell’individuo, dando il frutto desiderato.
E volutamente, per definire chi pratica l’esercizio della Scherma, si è evitato di ricorrere al termine “atleta’’, cui si potrebbe facilmente indulgere per rilevarne l’appartenenza al mondo dello Sport e i benefici che accomunano questa con la pratica di ogni altra attività sportiva. Volendo invece tracciare un più specifico e ideale filo rosso che meglio contraddistingua l’apprendimento della scherma nel bambino e lo colleghi agli effetti positivi che questa pratica sportiva più di altre consegna all’adulto, parlare di atleta in senso comune può risultare fuorviante e riduttivo, trattandosi di un'Arte marziale. Per la Scherma è ‘’atleta’’ l’individuo che cresce, lo schermitore, che non ricerca una performance quantificabile rispetto a un avversario, ma instaura un'incessante lotta contro se stesso per il superamento dei propri limiti, di cui l'avversario è rappresentazione e strumento. Allo stesso modo è pienamente atleta il bambino che attraverso la Scherma si forma, e che deve fare della crescita prima che della performance il suo obiettivo. Nella sua origine etimologica ἀθλητής è, infatti, chi aspira al premio della καλοκαγαθία, ovvero dell’essere idealmente perfetto, in un’unione di mente e corpo che lo renda con il proprio esempio una persona degna di ispirare la collettività ai più alti valori, prima che un vincente in termini di merito nella classifica. Così il bambino, che attraverso gli strumenti ludici del gioco-scherma viene introdotto già in tenera età a conoscere i fondamentali di questa disciplina, inizia a essere l’artefice di un percorso che gli permetterà di conoscere e superare i propri limiti, attraverso il confronto con gli altri nell’incontro sportivo, che diventa incontro con se stessi, e nella Scherma si chiama “assalto”, non più duello o combattimento, perché si svolge nel rispetto di regole codificate, di disciplina e rispetto dell’avversario.
Diversamente dall'opinione comune, che vuole la Scherma essere uno sport monolaterale, essa è invece un'attività completamente armonica, perché coinvolge tutto l'apparato locomotore nel continuo esercizio del controllo della postura e della ricerca del baricentro nell’alternanza tra equilibrio statico e dinamico. Richiede, inoltre, lo sviluppo di capacità coordinative occhio-mano e occhio-piede, il cui controllo fine passa necessariamente attraverso un impegno mentale sempre fortemente stimolato nell'apprendimento di automatismi, ma anche rivolto alla destrezza del saper repentinamente abbandonare gli schemi abituali, per trovare una soluzione motoria efficace per circostanze impreviste. La mente dello schermitore è dunque ancorata a un processo profondo di autocontrollo, ma è anche estremamente duttile e flessibile nell'adattarsi a situazioni di crisi che richiedono prontezza non tanto ‘’di riflessi’’, quanto di pensiero. Uno sport cosiddetto a circuito aperto, nel quale la forte posizione di se stessi nello spazio (distanza, tec. misura) e nel tempo (ritmo) è una richiesta continuamente messa alla prova da fattori esterni di stress, nell'agire non preordinabile dell'avversario, che rendono la competizione dello schermitore assai interiore e in special modo legata alla propria capacità di adattamento nell’esaltazione del controllo dei compiti assegnati dal focus attentivo.
Da quanto si è appena accennato, è facile comprendere quanto la Scherma agisca sullo sviluppo dell'Autostima, intesa come solida e profonda relazione con se stessi e nell'interazione con gli altri; un solido bagaglio sviluppato in anni di pratica, che condurrà il bambino ad agire più consapevolmente nell'ambiente circostante, relazionandosi senza timore con compiti difficili e maturando la capacità di sostenere con l'impegno le proprie motivazioni e aspirazioni. La Scherma offre a chi la pratica una sorta di palestra mentale di esercizio parallelo, nel quale l'esperienza di se stessi, la misura del principio di azione-reazione e lo stimolo all'accrescimento, possono essere liberamente sperimentati, procedendo per tentativi ed errori e ricominciando dall'inizio ad ogni eventuale fallimento; altrettanto dinnanzi al successo, sarà necessario il saper continuamente ricominciare il gioco della ricerca, poiché vi sarà sempre un avversario più forte con il quale misurarsi o basterà un minimo cedimento nella gestione di se stessi, per incorrere nell’insuccesso anche di fronte ad un avversario meno preparato tecnicamente e fisicamente. Il bambino schermitore imparerà così ad avere un miglior rapporto con se stesso, sia nel successo sia nell'inevitabile sconfitta, che riuscirà a leggere come una via necessaria per continuare un percorso verso traguardi più alti, anziché come motivo di frustrazione. Nel riconoscere il merito dell’altro, apprezzando la sconfitta subita da parte di un avversario più maturo, s’ingenererà un circolo virtuoso di emulazione e competizione, imparando a mettersi in discussione, senza che le difficoltà divengano una minaccia per la propria autostima, ma un motivo in più per accelerare la ripresa dopo una caduta e darsi nuovi obiettivi e stimoli. Lo schermitore è spinto alla continua ricerca di un avversario più forte, unica via per progredire nel percorso di autocoscienza e crescita e continuare a “fare scherma” nel pieno senso della parola, anche laddove la crescita tecnica abbia raggiunto il livello del mantenimento. È dunque nel piacere dell’esercizio e del continuo accrescimento di sé, di cui la vittoria è risultato piuttosto che scopo, che l’attività schermistica può profondamente far maturare nel bambino una solida esperienza di vita, valida anche per l’età adulta.
Un percorso relativamente facile da intraprendere, ma assai spesso molto difficile da portare a compimento e maturazione. Se non è l’estetica della vittoria agonistica l’obiettivo finale, per il quale occorrerebbe introdurre un argomento di più ampio respiro quale l’identificazione del talento in ambito sportivo, è proprio la difficoltà ad accettare la maturazione e i suoi tempi che costituisce la causa principale di abbandono e d’insuccesso nel piccolo schermitore. Non da ultimo, in questo gioca un ruolo determinante il contesto educativo familiare, che richiede genitori in grado di sostenere il bambino attraverso una paziente ricerca, esaltandone i progressi senza tuttavia sminuirne e tacerne gli insuccessi di percorso. La Scherma non è adatta per chi cerca risposte immediate, ma per chi sa porsi domande appropriate: essa è la miglior rappresentazione della capacità di sapersi collocare nel qui e ora, vivendo appieno l’espressione di se stessi nel momento attuale, senza proiezioni future o passate. Una mente libera dal sogno del futuro o dalla memoria vincolante dei successi e degli insuccessi del passato, pienamente capace, cioè, di cogliere e consumare il tempo attuale, proprio e dell’avversario, è ciò che richiede la scherma, che si rinnova sempre diversa ad ogni istante. Si potrebbe dire una spiegazione quasi filosofica per una disciplina che, volendo spiegarla in termini più semplici, richiede per lo più una grande concretezza, nella scelta se agire o non agire e, soprattutto, nella valutazione del “quando agire” (timing). Il riappropriarsi di questo concetto interiore di scelta del tempo è ciò che rende estremamente potente lo strumento educativo della Scherma, ma anche estremamente difficile da cogliere nella sua completezza, se non dopo molti anni di pratica.
Studi specialistici, ormai sempre più diffusi ed acclarati, su soggetti con disturbi dell’apprendimento DSA e del comportamento ADHD, evidenziano come la Scherma possa scaturire in risultati finanche terapeutici a livello disciplinare, di gestione dell’aggressività, di ordinamento del pensiero logico anche con riflessi ortologici, di costruzione e correzione di schemi motori incompleti e posturali errati, di crescita dell’autostima, miglioramento della capacità di attenzione, di interazione e socializzazione con gli altri, in relativamente pochi anni – o forse anche meno – di pratica. Potrà tuttavia dirsi pienamente maturo lo schermitore che avrà saputo darsi tempo per un lungo percorso di crescita, che non può che iniziare da bambino per continuare nell’età adolescenziale, fino alla maturità giovanile e oltre. Lungo questo percorso non sarà la difficoltà dell’apprendimento tecnico a rappresentare una discriminante, pur dandosi soggetti con diverse capacità, quanto la necessità di saper maturare l’unione tra schemi mentali dello schermitore e schemi mentali di azione nella vita quotidiana.
Nel variegato panorama delle possibilità mordi-e-fuggi che il mercato delle attività sportive ci offre oggi, dove va sempre più assottigliandosi la forbice tra lo sport-wellness del tenersi in salute contro i disagi di una vita sedentaria – maturando anche disordinatamente una molteplicità di esperienze di breve durata sin dalla tenera età – e lo sport agonistico propriamente detto, del confronto e della crescita, la pratica della Scherma rappresenta ancora una scelta completa in termini di valore e di valori. Compiuto il saluto all’inizio dell’incontro, doveroso rito di cortesia, con la lealtà ed il rispetto che si devono all’avversario ed al combattere ad armi pari, una volta calata la maschera sul volto, ciascuno è uguale in pedana e può essere diverso al tempo stesso, proiettato in una realtà nella quale scoprire ciò che siamo è un fatto di sensibilità interiore che ci conduce oltre agli aspetti estetici del gesto tecnico. Una sorta di slow-food sportivo, da consumarsi con pieno gusto da parte di chi intende lo sport come un investimento per il futuro; e di chi, al termine dell’incontro o della lezione, sa porgere la mano e dire grazie al suo avversario, perché gli ha offerto un’occasione sempre nuova ed irripetibile per mettere in discussione se stesso.
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