Ho dato un'occhiata al sito e la tematica del rapporto complesso genitori-figli nello sci è molto sentita, perché il parterre di una gara di ragazzini tra gli otto e i quattordici anni assomiglia agli spalti di una partita di calcio con insulti e improperi dei genitori che sperano che l'avversario di turno cada e non arrivi davanti al proprio figlio...
Ho imparato nella mia esperienza di atleta che è importante vincere, ma altrettanto saper perdere, perché dalle sconfitte e dall’accettazione di queste si trova la forza per migliorare se stessi e competere con gli altri rispettando i valori dello sport. Nello sci, essendo uno sport singolo, quando qualcosa non va, si incolpa l’allenatore, il tracciatore, le condizioni meteo talvolta avverse, in realtà in quel minuto la gara si fa con il cronometro e soprattutto con se stessi al massimo delle proprie possibilità.
È davvero una brutta abitudine e diseducativa quella manifestata da molti genitori che riversano le ansie della settimana passata o le mancanze o le proprie frustrazioni nelle prestazioni sportive dei propri figli. I ragazzi devono essere allenati fisicamente e mentalmente ad affrontare le competizioni, ma non sono in grado, soprattutto in giovane età di gestire una pressione di quel tipo da parte della propria famiglia. Occorrerebbe ricordarsi che lo sport è salute e divertimento del ragazzo che lo fa per se stesso e per realizzare i propri sogni, e non per compiacere i propri genitori e le loro aspettative.
Un altro argomento interessante per lo sport giovanile è il difficoltoso rapporto con la scuola. Chi sceglie di fare uno sport a livello agonistico, in Italia non viene aiutato. Ovviamente mi riferisco allo sci, che conosco meglio. Chi pratica questo sport e appartiene a uno sci club o addirittura a un comitato regionale, per non parlare poi dell’appartenenza a una squadra giovanile dove l'impegno richiesto è importante, viene " tartassato" dai professori con compiti e interrogazioni subito a ridosso del ritorno a scuola dopo giorni di assenza. Questi piccoli atleti si ritrovano a dover far fronte agli impegni scolastici, recupero dopo le assenze e stare al passo con il programma senza un reale aiuto da parte dell’istituzione scolastica e quindi a doversi iscrivere a scuole private. Inoltre manca del tutto una cultura sportiva nella scuola, dalle poche ore dedicate all'educazione fisica, generalmente mal strutturate per arrivare a un modello di tipo americano, dove nei college chi fa sport viene premiato e non messo da parte.
Ciao, Erik
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