In principio era la competizione: tennis agonistico.
Ci sono innumerevoli motivi che spingono genitore e figlio a intraprendere la strada dell’agonismo, quali la volontà di un genitore, la speranza del figlio di diventare un professionista famoso, ma la domanda che mi riecheggiava in mente era: “L’agonismo rappresenta un valore positivo o agisce in modo negativo sui giovani, dividendoli e facendone primeggiare alcuni su altri?”.
“In principio era la competizione”. Ogni momento della nostra vita è intriso di agonismo: tutti gli esseri umani possiedono l’Intelligenza Agonistica, fondamentale per la sopravvivenza stessa. C’è un miglior campo di osservazione dello sport? Lo sport, il tennis in particolare, è un palcoscenico di vita, in cui troviamo concentrate dinamiche e situazioni che sono lo specchio di quelle che viviamo quotidianamente in casa, in ufficio, nel tempo libero.
Ora, rispondendo alla domanda, credo che sia una mera illusione pensare a un tennis non competitivo. Nessuno gioca, anche soltanto a carte, per perdere; si gioca per raggiungere, attraverso l’espressione gioco, un traguardo. Nel tennis chi gioca solo per divertirsi finisce con il giocare o far giocare male. Il vero agonismo è occasione di superamento di se stessi e delle proprie paure; impone il confronto, scuote dall’inerzia, impegna la volontà e l’intelligenza.
Il tennis agonistico insegna a porsi delle mete che si possono raggiungere solo con il proprio sudore, costringe a risolvere continuamente problemi sotto pressione e insegna a socializzare e a essere indipendenti attraverso i viaggi, i quali portano anche a ottenere una sana disciplina fisica e alimentare.
È necessario prendere coscienza che l’agonismo esiste come espressione di vita; che l’educazione stessa, impartita dalla maggior parte dei genitori verso i figli è un continuo invito a essere i primi a scuola, a riuscire nel lavoro, a vincere il “torneo della vita”.
La vita è agonismo, e l’agonismo è dentro ogni momento di vita. Dunque invece di far evitare ai ragazzi l’agonismo, occorre partire da questo per insegnare loro che vincere e perdere sono momenti privilegiati legati al superamento dei propri limiti, di se stessi ancora prima degli avversari.
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