Varata la “certificazione” per le società sulla base dei valori morali da Milano, Giuliano Traini «Lo sport non è solo prestazione, è un sistema che educa». Nelle parole di Luciano Carrera è racchiusa la filosofia di Esicert, l’impresa sociale di cui è presidente, che ha varato la Certificazione etica nel mondo dello sport.
Di etica si parla molto, ma quasi sempre i fatti contraddicono le parole. Ed è proprio per andare oltre i luoghi comuni e la retorica che è scaturita l’idea, rivoluzionaria, di mutuare la certificazione aziendale nel mondo dello sport estendendo, però, i criteri di valutazione oltre i libri contabili. Ben salde, invece, restano le garanzie offerte a chi decide di avviare rapporti con la società sportiva certificata, sia dal punto di vista umano che finanziario. Diventa, di fatto, una garanzia per i genitori, perché i figli non imparino solo la tecnica di una disciplina ma anche a vivere. E una garanzia è anche per chi è chiamato a finanziare lo sport, che può contare su uno strumento per individuare a chi indirizzare le risorse. Alla base di questa iniziativa, presentata ieri a Milano, c’è l’esigenza di creare una nuova cultura nello sport, che possa contagiare anche «la società civile», come afferma ancora Carrera, «Lo sport è un ambiente educante, insegna a fare squadra per raggiungere un obiettivo e aiuta a costruire una comunità civile sempre migliore».
Il processo di cambiamento vuole partire dalle società di base per raggiungere i professionisti. Con la lealtà sempre in primo piano. «La formazione etica nello sport – sostiene Germano Bertin – è un percorso di vita che ci aiuta a capire quali sono i valori e a viverli». Fra i promotori della Certificazione etica c’è l’Ucid (Unione cristiana imprenditori e dirigenti) e dalle parole del presidente Angelo Ferro traspare l’idea alla base del progetto: «È uno strumento che consente alle società di organizzarsi come azienda, di acquisire una cultura d’impresa. Mentre per le imprese c’è la possibilità di offrire sostegno alla propria comunità». Dieci i valori di riferimento alla base degli standard per la definizione dei requisiti di una gestione etica: la persona è al primo posto. Il sistema di “rating” distingue tre diversi livelli, identificati con nomi cari al mondo dello sport: Oro, Argento e Bronzo.
Quattro le società sportive che hanno già conseguito la certificazione, tutte venete: Fondazione Bentegodi Verona (Pesi e Ginnastica ritmica); Hockey Thiene; Petrarca Padova (Scherma) e Reyer Venezia (Basket). Una strada diversa per vivere lo sport è stata indicata, ora bisogna vedere quanti sono quelli che vogliono percorrerla. Quanta voglia, e coraggio, c’è di cambiare davvero.
Il decalogo
- La persona: è sempre al primo posto, sì al benessere, no al doping
- L’atleta: va rispettato nella sua totalità
- Pari opportunità: la diversità come chance
- Lealtà: un obiettivo e un percorso
- Senso del limite: promuovere la vita
- Salute:
- Diversità: sì all’accoglienza, no alla violenza
- Inclusione sociale: solidarietà e partecipazione
- Partnership: vince la squadra
- Miglioramento: un cammino continuo
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