Siamo abituati a considerare il creativo un tipo vivace, spesso polemico e magari intrattabile, ...
... ma se è così, probabilmente abbiamo commesso qualche errore.
È facile, infatti, che lo diventi perché reagisce a un clima che non lo lascia esprimere.
Il creativo reagisce e si oppone se:
- vogliamo imbrigliarlo all'interno di disposizioni rigide o non spiegate;
- ne ignoriamo, e quindi non lasciamo esprimere, le idee, le proposte e l’impulso creativo;
- per non “fargli montare di più la testa”, non lo apprezziamo per quanto vale o crede di valere;
- pretendiamo quasi che vinca da solo perché sentiamo che può dare più degli altri;
- per neutralizzare la sua iniziativa ancora disordinata, vogliamo per forza farlo correre su binari rigidi, mentre la sua natura è dominare gli spazi aperti;
- accettiamo, o magari cerchiamo, la sfida, ma perdiamo sempre: perché ci fa la guerra usando la propria creatività, incrocia le gambe ci fa il capopopolo contro.
E allora cosa fare? Innanzitutto, non lasciamo che le cose arrivino a questo punto. Perciò, se scopriamo che un allievo è creativo, lasciamo che crei. Quindi, che assuma a iniziative non previste, si metta alla prova e si corregga. E che vada oltre ciò che gli insegniamo perché, se non impariamo dai nostri allievi e non sommiamo con loro il nostro ingegno, siamo dei maestri mediocri.
E se la sua creatività lo porta a sbagliare? Dobbiamo frenarlo e offrirgli la nostra esperienza perché si corregga ma, in ogni caso, apprezzarlo anche solo perché cerca di fare. E poi, lasciamo che trovi lui le soluzioni e magari ci convinca che sono migliori delle nostre Poniamogli, però, regole e margini dentro i quali esercitare creatività e iniziativa, ma evitiamo giudizi o punizioni.
E, infine, ricordiamo che le motivazioni più potenti dei giovani sono il nostro apprezzamento perché siamo autorevoli, la constatazione dei progressi e la possibilità di collaborare, avere le loro responsabilità ed esprimere la propria creatività e vederne i risultati.
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