Nessuno dei due, ed è meglio dire subito che oggi cercare di formare un umile è un errore o, almeno, un limite.
E poi, che cosa vuole dire “umile”?
Di solito s’intende lo sportivo “serio”, che conosce i propri limiti e non si gloria di qualità e imprese straordinarie, ubbidiente, pronto a impegnarsi e capace di stare al proprio posto, ma questa è professionalità, e non umiltà. Questa è una figura da apprezzare e al momento auspicabile, ma se è legata a pure esecuzioni, è incompleta, non formata per impiegare tutto il proprio talento.
Spesso, però, e nel sogno di molti allenatori, è il soggetto sottomesso, timoroso e adattabile, che non dice mai nulla di proprio, accetta tutto, non mette in difficoltà e non crea complicazioni. In pratica, come diceva un allenatore, “è il gattino che sta nel cesto e aspetta di essere scelto”. Del campione, invece, non si sente dire che è umile, ma che ha il coraggio delle proprie opinioni, che ha personalità e carisma, oppure che è un montato capriccioso. Anche questo è vero, perché il campione, quando ha spazio per le proprie opinioni ed è riconosciuto anche per il cervello, lo sa usare per essere costruttivo. Quando, invece, è cresciuto e trattato come una macchinetta solo da caricare perché risponda “sì”, si ribella, perde la consapevolezza di avere limiti come tutti, si crede maestro di vita e pretende di stare sempre in prima fila o l’unico in testa al gruppo.
L'umile che si cerca, di solito ha una posizione marginale nella squadra, crede di non valere e, di conseguenza, di non poter essere apprezzato anche per le qualità che non usa nello sport. Chiede di essere portato per mano e un intervento protettivo che lo liberi dalla responsabilità di dover decidere e fare da solo. A volte sembra offrirsi in modo servile per ottenere dei privilegi, ma non è disarmato perché, una volta acquisito un ruolo che gli garantisca un potere sufficiente, diventa spesso ingovernabile.
Il montato, invece, per lo sport tradizionale è l'”arrivato”, il soggetto ingovernabile, arrogante, che non fa nulla per migliorare, convinto di sapere tutto e di non avere più nulla da imparare, e non si assume le responsabilità che gli competono, ma bisogna non essere precipitosi. A volte, lo sport definisce ancora montato chi pretende di partecipare e di far valere le proprie opinioni, e questo, quando è costruttivo, è lo sportivo che cerchiamo.
In realtà, nello sport l'umiltà e l'arroganza non sono due categorie opposte, ma due aspetti di uno stesso tipo di personalità, tanto che il montato è spesso l'umile che finalmente può uscire allo scoperto, o l'insicuro che usa l'unico mezzo che ha imparato per imporsi, e l’umile è spesso un montato in difficoltà, che aspetta tempi migliori per tornare come prima.
Lo sportivo che cerchiamo è un’altra cosa del tutto estranea a queste due categorie, anche se può creare problemi di conduzione. Accetta solo risposte chiare e non manipolative, e pretende di sentire riconosciuti e valorizzati i contributi e le idee che sa produrre, ma soprattutto può provare disistima per una guida sbagliata o solo approssimativa.
(vedere Il PROGETTO).
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